Anconetano nella follia di Monaco

"Un clima surreale". Il racconto di Alessandro Gusmitta: "Accolto da conoscenti, non lo dimenticherò mai"

Alessandro Gusmitta

Alessandro Gusmitta

Ancona, 24 luglio 2016 - «Ringrazierò per sempre i due ragazzi italiani che mi hanno ospitato per la notte, un’accoglienza che non dimenticherò mai». Alessandro Gusmitta ha ancora bene in mente la folle e tragica giornata di Monaco.

Ma la cosa che porterà dentro a lungo è quel sentimento di solidarietà che lo ha accolto nel momento più difficili come fosse un fratello. «Mi trovavo nella biblioteca dell’università – spiega il ragazzo – lungo la direttrice della metropolitana che porta proprio nella zona della tragedia. Quando si è sparsa la voce dell’attentato, il mio primo pensiero è stato quello di raggiungere il centro per utilizzare l’altra linea della metro per arrivare poi a casa, che dista circa sei chilometri».

«Arrivato in centro però è iniziata a circolare la voce di un’altra sparatoria e a quel punto tutti i mezzi di trasporto della città sono stati bloccati, compresi i taxi. E’ scattata la caccia agli attentatori, in quel momento si pensava fossero in tre, e quindi la città è stata blindata. Tutto intorno si è rimpieto di poliziotti con i fucili spianati, agenti ovunque: sui tetti, agli angoli delle strade».

E’ stato a questo punto che Gusmitta ha pensato di chiamare un altro ragazzo italiano che vive a Monaco: un amico di amici, con cui aveva parlato al massimo una volta. «Lui è campano e vive con un’altra ragazza pugliese – continua –. Ci siamo incontrati in centro e abbiamo pensato di andare a casa loro, che dista circa tre chilometri dal punto in cui eravamo. Ci siamo incamminati a piedi e per strada ci siamo fermati in un hotel che ci ha dato da mangiare, e lì abbiamo approfittato per tranquillizzare le nostre famiglie al telefono».

«Verso le 9 di sera, visto che la situazione si era bene o male tranquillizzata, anche se intorno c’era ancora un’atmosfera surreale, abbiamo ripreso il cammino verso la casa di questi due ragazzi. Per strada era tutto molto ordinato, ma era palpabile la tensione nell’aria. Arrivati a casa abbiamo passato la notte in tre sullo stesso letto, più che dormito abbiamo riposato perchè per tutta la notte si sentivano mezzi ed elicotteri della polizia passare sopra le nostre teste. Non smetterò mai di ringraziare quei due ragazzi per l’accoglienza».

Ieri ormai il peggio era passato, ma l’esperienza vissuta è stata di quelle che difficilmente si dimenticano. «Una cosa così non mi era mai capitata – dice il ragazzo – non mi sono fatto soppraffare dalla paura. Il sistema di sicurezza è stato puntuale e preciso. Ho sentito Valentina, un’altra ragazza anconetana che fa l’ostetrica in un ospedale qui a Monaco, a anche lei sta bene. L’unica cosa a cui ho pensato è se quel ragazzo fosse andato a sparare al festival di musica popolare che si teneva a pochi passi dalla strage: c’era un gran assembramento di persone e nessun poliziotto. Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere».