Vecchia Banca Marche, truffa e nuovi indagati

L’inchiesta si allarga dopo gli esposti degli azionisti. Chiesta l’insolvenza per la bancarotta DOSSIER Operazione verità

I risparmiatori della vecchia Bm attendono risposte dal pool coordinato dal procuratore Melotti

I risparmiatori della vecchia Bm attendono risposte dal pool coordinato dal procuratore Melotti

Ancona, 6 febbraio 2016 - Anche la truffa e l’ostacolo alla vigilanza tra le nuove ipotesi di reato nell’ambito dell’inchiesta su Banca Marche: il pool di magistrati che si occupa del default della banca marchigiana sta vagliando nuovi filoni di indagine sulla scorta dei tantissimi esposti che da Natale stanno arrivando in Procura, inoltrati in modo associato o singolarmente dai risparmiatori che avevano acquistato azioni e obbligazioni subordinate, il cui valore è stato azzerato in seguito al decreto ‘Salva banche’.

Già sabato scorso, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, il procuratore generale Vincenzo Macrì aveva focalizzato l’attenzione su «l’aumento di capitale, fatto nel 2012 per 270 milioni di euro», che si era «dimostrato fallimentare per tutti quelli che hanno aderito. Quei soldi sono andati perduti, chi ha partecipato ha perso tutto». L’ipotesi è che il documento di offerta pubblica stilato in vista dell’aumento di capitale fosse ingannevole, tanto da impedire anche a Bankitalia il suo ruolo di vigilanza.

I pm Andrea Laurino, Serenza Bizzarri e Marco Pucilli, coordinati dal procuratore Elisabetta Melotti, sono stati esonerati dagli altri incarichi proprio per concentrarsi sull’inchiesta principale e sui nuovi filoni di indagine che stanno emergendo, e che porteranno ad allargare il numero degli indagati. Sul numero e sull’identità degli indagati della seconda ora la Procura non si sbilancia: alcuni esposti non indicano nemmeno dove sia avvenuta la vendita delle azioni e le responsabilità, in molti casi, sono tutti da ricostruire.

Al momento non sono partiti nuovi avvisi di garanzia rispetto ai 37 notificati nei mesi scorsi. E ora ai reati già ipotizzati di associazione a delinquere, corruzione tra privati, appropriazione indebita, ostacolo alla vigilanza, falso in bilancio, potrebbe presto aggiungersi per gli ex vertici della banca l’accusa di bancarotta. Anticipando i commissari liquidatori, il 25 gennaio la Procura di Ancona ha chiesto lo stato di insolvenza per la vecchia Banca Marche, richiesta che dovrà essere valutata dal Tribunale di Ancona in un’udienza che si svolgerà nei prossimi giorni.

Nel caso in cui venisse effettivamente dichiarato lo stato di insolvenza, il default della vecchia Banca Marche potrebbe comportare per gli ex vertici nuove accuse sotto il profilo penale, quelle che vengono in genere contestate in caso bancarotta. Sotto questo profilo, l’iter seguito ricalca quello di Banca Etruria: l’8 febbraio il Tribunale di Arezzo valuterà se dichiararne lo stato di insolvenza, come richiesto dal commissario liquidatore.