Banca Marche, agli sportelli è caos

Stronati: "Bastavano 40 milioni per non lasciare a bocca asciutta gli azionisti"

Bruno Stronati, presidente dell’Associazione di piccoli azionisti di Banca Marche

Bruno Stronati, presidente dell’Associazione di piccoli azionisti di Banca Marche

Jesi (Ancona), 27 novembre 2015  - «I dipendenti passati dalla vecchia alla Nuova Banca Marche sono quotidianamente a rischio, in trincea». A sostenerlo sono i sindacati aziendali che hanno scritto una lettera congiunta ai vertici della Nuova Banca delle Marche spa, il presidente Roberto Nicastro e l’Ad Luciano Goffi, proprio per segnalare «le difficoltà che il personale, in primis quello a diretto contatto con il pubblico, sta incontrando nelle relazioni con la clientela e, soprattutto, con i clienti detentori di azioni e obbligazioni subordinate». Una situazione agli sportelli «davvero critica», secondo i rappresentanti dei lavoratori: «I clienti si sentono traditi e chiamano direttamente i dipendenti a rispondere delle conseguenze del decreto. Ciò sta dando luogo nel territorio ad un peggioramento delle relazioni con la clientela ed espone i lavoratori a rischi anche personali». 

In effetti, continuano ad essere in tanti a presentarsi agli sportelli arrabbiati per aver perso parte o tutti i propri risparmi, minacciando di chiudere anche il conto. A Nicastro e Goffi i sindacati chiedono «un’azione coordinata di supporto e sostegno al personale, sia sul versante dell’informazione che su quello della predisposizione di adeguati strumenti di risposta e soddisfazione delle esigenze e alle proteste della clientela». E la Fisac Cgil regionale lamenta anche il mancato coinvolgimento nell’operazione: «Bene il salvataggio – commentano – ma ora utilizzando al meglio i 60 giorni entro cui il decreto dovrà essere convertito in legge si apra il confronto con i rappresentanti sindacali dei lavoratori e si trovino i rimedi opportuni per migliaia di piccoli risparmiatori». 

Sarebbero bastati meno di 40 milioni di euro sul totale dell’operazione di salvataggio pari a 1,2 miliardi per non lasciare a bocca asciutta i 43mila azionisti. I conti li ha fatti il presidente dell’associazione piccoli azionisti privati Bruno Stronati: «Come azionisti privati avevamo 409 milioni e 412mila azioni a fine dicembre del 2012 (su un totale di 1,3 milioni di azioni, ndr) – ha spiegato l’ingegner Stronati – Avevamo considerato che lasciando appena 3 centesimi ad azione (alcune acquistate a 2,65 euro, ndr) sarebbe rimasto un valore complessivo di poco più di 38milioni di euro (erano 279 milioni quando ad agosto 2014 le azioni sono state bloccate a 0,52, ndr), considerato che le tre banche hanno investito 1,2 miliardi, sarebbero stati poco più che bruscolini che avrebbero portato frutti in futuro. Così invece noi azionisti privati per lo più ma non solo marchigiani difficilmente metteremo più nulla. E siamo tanti, la banca così è destinata a morire». 

Intanto, Centro Destra Marche, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed Area popolare hanno chiesto che il presidente Luca Ceriscioli relazioni sulla grave crisi che si è determinata nella regione dopo il provvedimento del governo ‘Salva- banche’. Presentata anche una mozione ad hoc perché è «urgente adottare tutti i provvedimenti del caso per salvaguardare gli oltre 40mila azionisti e obbligazionisti». E sempre a Ceriscioli, i sindacati hanno chiesto un incontro immediato: pressing sul governatore.