Bimba uccisa, il padre era in preda a droga e alcol

Giustini era fuori di sé quando ha ammazzato la piccola Alessia. L'avvocato difensore smentisce

Luca Giustini con la sua famiglia

Luca Giustini con la sua famiglia

Ancona, 25 agosto 2014 - Luca Giustini era in uno stato psicofisico completamente alterato nel momento in cui domenica scorsa ha ucciso a coltellate sua figlia Alessia. Dalle analisi eseguite più volte nel corso degli ultimi giorni, nel sangue e nelle urine di Giustini sono emerse sostanze stupefacenti (con ogni probabilità cocaina), anabolizzanti che vengono utilizzati per gonfiare i muscoli in palestra, steroidi, psicofarmaci. Un cocktail micidiale che potrebbe essere stato decisivo ad annebbiare completamente la mente di un uomo già sofferente da giorni e molto depresso.

E’ questo l’ultimo inquietante aspetto di una vicenda che non finisce di stupire per la sua crudeltà e per tutto ciò che potrebbe celare. Ora bisognerà capire quando Giustini abbia assunto tutte quelle sostanze. Fino a poche ore prima del delitto, il 34enne aveva lavorato come sempre sul treno che copriva la tratta Foligno-Ancona. Una volta smontato dal servizio era andato a casa e aveva pranzato con la famiglia e le figlie. Possibile che nessuno si sia reso conto della sua condizione? Oppure Giustini ha assunto tutte quelle sostanze una volta rimasto solo in casa con la figlia Alessia? La bambina è stata colpita almeno due volte. Una la coltellata decisiva che le ha trafitto il cuore. Sarebbe stata inferta dalla schiena verso il torace. Gli altri segni sul corpo della povera bambina non appaiono molto profondi. 

In compenso gli investigatori hanno rilevato segni di coltello su una mano e su un avambraccio di Giustini. Se è vero, come appare, che l’uomo abbia rotto la lama di un coltello nel tentativo di colpire la figlia, quei segni potrebbero essere la prova della sua completa follìa in quegli attimi. Giustini non capiva più nulla e l’abuso delle sostanze potrebbe essere stato determinante ad alterare il suo stato già messo a dura prova. Nel tentativo di colpire la bambina, si sarebbe quindi colpito da solo. Le ferite non sarebbero profonde e a prima vista non sembrerebbe un tentativo di suicidio o un sacrificio su se stesso.

Bisognerà capire da quando Giustini assumeva quelle sostanze e perché. Le cose in famiglia non andavano bene da tempo? Che cosa lo aveva prostrato fino al punto da annebbiargli completamente la mente? Che cosa ha potuto trasformare in così poco tempo un normale padre di famiglia in un mostro? E’ evidente che il male di Giustini è profondo e quelle voci che lui stesso ha detto di sentire non sono altro che la riprova.

Il difensore di Giustini, avv. Alessandro Scaloni, ha smentito stamattina (25 agosto) ''categoricamente, queste circostanze. Tutti i risultati delle analisi eseguite finora sul sangue e le urine di Giustini - sostiene - hanno dato esito negativo''.