Caccia al pirata killer in fuga sul Suv: morto Alfietto, il down più longevo

Montecarotto, trovate tracce. Al vaglio le telecamere

Una bella immagine di Alfietto

Una bella immagine di Alfietto

Montecarotto (Ancona), 26 gennaio 2015 - Falciato sotto l’agriturismo di famiglia, poco prima dell’incrocio per Moie, è caccia all’uomo che guidava il fuoristrada grigio che ha ucciso Vittorio Landi, 66enne affetto da sindrome di down, mascotte dell’agriturismo «Cadabò». Stava rientrando dopo una partita a carte al circoletto, alle 17.45 di sabato, in contrada Sant’Angelo, quando è stato falciato dall’auto che a tutta velocità scendeva dal paese. Trasportato dalla Croce rossa di Castelplanio al Carlo Urbani di Jesi, è deceduto poco dopo in ospedale. Vittorio, noto a tutti come "Alfietto" è stato trovato sul margine della strada, fuori dalla carreggiata. Sull’asfalto (corsia a scendere) una lunga frenata e frammenti di un fuoristrada, di un Suv o di un autocarro grigio. La Polizia stradale di Jesi anche ieri ha effettuato sopralluoghi e prelevato la registrazione delle telecamere del distributore vicino: l’automobilista pirata ha lasciato diverse tracce e avrebbe le ore contate. Solo costituendosi e collaborando potrebbe evitare l’arresto e alleggerire la propria posizione. Gli agenti della Polstrada hanno ascoltato i vicini, in particolare quelli che poco dopo lo schianto hanno sentito suonare il campanello. Fuori un uomo di mezza età brizzolato, a bordo di un fuoristrada grigio comunicava come l’auto dietro di lui avesse investito il pedone. «Io non riesco a chiamare il 118, fatelo voi. Ho fretta perché ho mia moglie in auto» avrebbe detto prima di lasciare il luogo dell’incidente. 

 

Forse Alfietto stava attraversando per salutare i vicini come era solito fare, sempre con il suo atteggiamento scanzonato e che conquistava tutti. L'uomo era affetto da sindrome di down ed era uno dei più longevi tra le persone affette da questa patologia. Per questo è stato anche oggetto di uno studio da parte di un professore dell’università Politecnica delle Marche.

«Era il fratello di mio padre e viveva con me, era arrivato in buona salute a 66 anni proprio perché viveva in un’oasi di pace e tranquillità, amato da tutti» racconta addolorato il nipote Rossano Landi, cotitolare dell’agriturismo «Cadabò» ed ex assessore al Turismo fino all’anno scorso a Montecarotto. Era la «mascotte» dell’agriturismo, di contrada Sant’Angelo, ma anche di tutto il paese. E un destino davvero amaro ha voluto che Alfietto morisse proprio in quella che era la sua casa, quell’ambiente immerso nella natura che gli aveva reso meno pesante la malattia.

«Era invalido al 100 per cento – racconta il nipote – ma in realtà faceva tutto. Era una vera forza, un vuoto incredibile da ieri sera, per me, per i nostri clienti, per chi l’aveva conosciuto. Certo si stancava, ma aveva sempre una parola e una battuta per tutti. Sabato pomeriggio ero stanco, sono andato a riposare e non l’ho accompagnato al circoletto. Chissà magari se fossi andato...». La voce si spezza.

Alfietto dava il meglio con i clienti stranieri (numerosi tra queste colline). Chi è stato almeno una volta nell’agriturismo alle porte di Montecarotto non può non averlo notato. «A volte si arrabbiava, altre ti abbracciava – racconta addolorato il sindaco Mirco Brega – Era benvoluto da tutti. Impeccabile nel vestiario e nell’acconciatura, sempre molto curato. Andava spesso a giocare al circoletto, in realtà una casa privata, che si trova poco dopo l’incrocio che prosegue verso Belvedere. Indossava sempre il giubbino catarifrangente ed era sempre molto prudente. Una grande perdita per tutto il paese dove Alfietto era molto conosciuto e amato da tutti».

Come stai Alfetto? «Bene, però vorrei andare a Cuba con una bella donna». Era una delle sue simpatiche risposte. E quando si faceva tardi e qualche cliente si tratteneva, lui ti invitava con il suo fare arrabbiato ma divertente ad andare a letto. Ha le lacrime agli occhi l’anziano vicino di casa, che vive ad appena dieci metri dove è stato investito Alfietto. Forse stava andando a salutarlo come era solito fare. «Era una persona buonissima, disabile ma forse migliore di tutti noi» ricorda con gli occhi lucidi. Lì, poco prima della fila di piccoli olmi, ieri è stata sistemata una pianta di ciclamini fucsia. Un ricordo e un messaggio d’amore semplice, senza tanti fronzoli com’era lui. Disposta l’ispezione cadaverica, preston dovrebbero essere fissati i funerali. La camera ardente sarà allestita nella sala del commiato Anibaldi di Moie.