Ancona, Recchi: "Ora ci vogliono i fatti, non le parole"

A Falconara un tavolo per salvare il calcio dorico

L’Ancona al Del Conero (Emma)

L’Ancona al Del Conero (Emma)

Ancona, 13 giugno 2017 - «Ora ci vogliono i fatti, non le parole. Ne ho sentite troppe sinora, ma qui si deve pensare solo al bene dell’Ancona, non a fare affari». Lancia un sasso nello stagno per provare a smuovere la acque anche il direttore sportivo anconetano Antonio Recchi.

C'era anche lui all'incontro che ieri pomeriggio (Hotel Touring di Falconara) ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo una trentina di persone tra imprenditori, politici e addetti ai lavori col semplice intento di capire se e come salvare l’Ancona o il calcio cittadino. Un’impresa? Una scelta imprenditoriale? Un’opportunità? Tutto sta alle valutazioni di chi sarà presente oggi, da Giampaoli a Giampieri, passando per il ragionier Luconi in rappresentanza di Sergio Schiavoni. E poi Sandro Marcaccio, il parlamentare Emanuele Lodolini, gli ex commercialisti del club Luca Pesce e Simone Benedetti per citarne altri.

 

Ma Recchi che cosa farebbe?

«Il rischio di fallimento è abbastanza forte e ripartire da zero non penso sia conveniente per nessuno. Quindi Recchi chiederebbe di salvare la categoria, quindi la Serie D. Come? Fallimento pilotato o qualunque altra situazione, ma si dovrebbe ripartire da qui, perché ricominciare vorrebbe dire rischiare seriamente di perdere tutto quello che si è acquisito».

Oltretutto c’è un numero abbastanza importante di tifosi che non sarebbe disposto a seguire un’altra Ancona, diversa da quella attuale, ripartire dall’Eccellenza. Però la domanda nasce spontanea: con un milione e 200 mila euro di debiti, si può salvare il club?

«Io debiti non li conosco, solo chi sta dentro può saperli. Però in Eccellenza rigiocheremmo con una serie di squadre che, con tutto il rispetto per loro, non stuzzicano l’interesse di questa città come accadde già nel 2010. La mia è un’idea in controtendenza, ma l’Ancona è un valore vero».

Si poteva fare qualcosa prima?

«Cosa di doveva fare non lo so, cosa si può fare non lo so, perché probabilmente per il fallimento pilotato non ci sono più le tempistiche. Però il mio giudizio su Sergio Schiavoni è ultra positivo: solo noi anconetani potevamo contestare uno come me lui, adesso leggo in giro non riscuota troppi consensi, ma qui bisogna cercare di far sì che tutto parta con il caposaldo della serie D».

L’incontro di oggi secondo lei è un segnale positivo che arriva da questa città?

«sicuramente ogni iniziativa è molto positiva, poi bisognerà vedere cosa verrà fuori, ma, ribadisco, sostegno fortemente il bisogno di atti concreti e reali, invece che le solite chiacchiere».

E di Miani che pensa?

«Miani è l’unico che è rimasto, tutti gli altri se ne sono andati via. Adesso basta con tutti coloro che sono passati di qui e hanno fatto solo passerella. Leggo molti giocatori oggi sparare sulla società: vorrei dire che in campo ci sono andati loro e le hanno perse loro dodici partite».