Bimba uccisa, il padre: "Sono Dio, vienimi a prendere". Si scava nel diario

Giustini in delirio davanti ai carabinieri subito dopo l’accoltellamento della figlioletta di 18 mesi Alessia FOTO: la tragedia di Collemarino

Luca Giustini con la sua famiglia

Luca Giustini con la sua famiglia

Ancona, 20 agosto 2014 - «SONO DIO». Parole che tradiscono follìa pura quelle pronunciate da Luca Giustini, il papà di 34 anni che ha accoltellato a morte la sua bambina di un anno e mezzo domenica pomeriggio a Collemarino. Il ferroviere ha pronunciato ripetutamente la frase ai carabinieri che erano accorsi sul luogo della tragedia. Giustini non ha detto altre parole di senso compiuto ed è rimasto apparentemente privo di forze davanti ai militari, tanto da non riuscire a reggersi eretto sulla sedia.

E’ rimasto con la testa reclinata all’indietro e le braccia penzoloni, gli occhi sbarrati. Ogni tanto Giustini era scosso da un fremito che lo faceva sobbalzare, come se fosse in preda a un delirio. Non ha bevuto né mangiato nulla e poi è stato condotto prima al comando provinciale dei carabinieri. Ma le sue condizioni erano ormai compromesse. Da quel momento si trova piantonato in stato di arresto all’ospedale di Torrette. Quando il primo carabiniere è entrato nell’abitazione di via Patrizi, Giustini appariva più lucido tanto che avrebbe detto al militare. «Sono stato io, prendimi». Ieri sono stati consegnati al pm Andrea Laurino alcuni fogli di block notes scritti da Giustini di suo pugno, sequestrati dai carabinieri dopo il sopralluogo di lunedì mattina: erano in auto dentro lo zaino del giovane macchinista, insieme a materiale utilizzato per il lavoro ed altri effetti personali.

L’ipotesi è che in quelle righe, scritte con una calligrafia quasi indecifrabile, Luca Giustini abbia condensato il suo disagio. La madre lo ha descritto come stressato, depresso, spesso in preda a crisi di pianto, mentre il giovane di Collemarino ad un amico aveva confidato ‘mi manca l’amore’. Ora il magistrato dovrà esaminare quegli scritti, cercare di decifrarli per capire se vi sia stato un episodio particolare, uno spartiacque nella vita del 34enne, trasformatosi da padre modello a carnefice della sua stessa figlioletta, la più piccola e indifesa.

Giustini aveva evidenziato con un ‘mi piace’ alcune pagine Facebook di esperti in ‘psicografia’ e nel registrare voci paranormali. Gli accertamenti saranno concentrati anche sulla scena del delitto e sul computer che la famiglia teneva in casa: per condurre gli approfondimenti l’intero appartamento è stato sequestrato. Ancora impossibile ottenere dal giovane, se non una spiegazione, almeno la ricostruzione di quanto accaduto. Luca Giustini non ha parlato di quella terribile domenica nemmeno con il suo legale, l’avvocato Nicoletta Pelinga, che ieri lo ha visto per pochi minuti nel reparto di psichiatria dell’ospedale regionale di Torrette, dove è piantonato dai carabinieri e sistemato in un letto di contenzione.  Solo nel colloquio con il gip, che potrebbe slittare a domani, la sua testimonianza potrà eventualmente essere raccolta ai fini del processo. Intanto Sara si è rifugiata a casa dei genitori con la figlioletta più grande. Si è chiusa nel dolore e non rilascia dichiarazioni.