Ancona, 28 aprile 2011 - LE IMMAGINI di una delle telecamere del palazzo della Procura generale, alla fine sono tornate utili agli investigatori della squadra mobile che stanno cercando di dare un nome all’individuo che la notte del primo aprile scorso ha appiccato un incendio al portone del palazzo di via Matteotti 54 dove hanno sede importanti studi legali come Scaloni, Brunetti, Boscarato, Fuscia e Santucci e il commercialista Gianni Ciotti.

Gli inquirenti sono quasi sicuri che ad incendiare sia stato un balordo. L’uomo ritratto nei filmati delle telecamere che hanno ripreso la scena attorno alle due di notte, sarebbe stato visto più volte in giro per le strade di Ancona. Si tratterebbe di una persona sbandata. Probabilmente, tra lui e almeno uno dei professionisti che operano in quell’edificio, ci sarà stata, ma non si tratta, secondo gli investigatori, di un fatto di grande rilievo.

Gli avvocati e il commercialista Ciotti sono stati ascoltati dalla squadra mobile. Dai colloqui non sarebbero emersi profili particolarmente preoccupanti. In sostanza, nessuno di loro ha dei conti in sospeso o comunque questioni aperte che possano far scatenare l’ira di qualcuno in particolare. Era bastato già questo per far capire alla polizia che non ci si trova di fronte ad un avvertimento mafioso o una vendetta mirata. Qualcosina c’è, ma non sarebbe una cosa particolarmente allarmante. Tra l’altro, l’incendio è opera di un dilettante che non si è curato neanche di agire a volto coperto, pur vedendo che c’erano telecamere.


Insomma, un balordo le cui caratteristiche fisiche corrisponderebbero a quelle di un individuo già visto circolare per Ancona più volte. Potrebbe essere stato sufficiente fargli uno sgarbo anche di poca entità, per spingerlo a reagire nel modo peggiore. L’incendio di via Matteotti non avrebbe poi nulla che vedere con il rogo al dehors di Rosa di qualche tempo prima.