Ancona, 7 giugno 2011 – La Regione Marche continuerà nella sua stretegia di "difesa, consolidamento e rilancio del lavoro" dello stabilimento Fincantieri di Ancona. E' quanto stabilito da una risoluzione approvata ieri all’unanimita’ dall’Assemblea legislativa, dopo una seduta straordinaria e aperta dell'Assemblea legislativa che ha avuto ad oggetto proprio il futuro del gruppo cantieristico.

Il documento rilancia alcune delle richieste già avanzate dalla Regione, come il trasferimento della vertenza alla Presidenza del Consiglio dei ministri dal ministero per lo Sviluppo economico, "per la sua portata nazionale" e la definizione di una "autentica politica industriale di settore da parte del Governo nazionale".
 

L'asseblea ha chiesto, inoltre, che vengano mantenuti gli impegni aziendali per assegnare nuove commesse ad Ancona e "l’immediato coinvolgimento del sistema del credito locale per sostenere il perfezionamento di eventuali nuove commesse". Tra le novità "l’apertura di un tavolo che coinvolga azienda, istituzioni, parti sociali e istituzioni religiose".

 Gli operai della Fincantieri, insomma, continuano la loro lotta. Ieri mattina, prima che cominciassero i lavori, hanno organizzato un presidio davanti alla sede della Regione Marche.

Esposto il solito striscione, divenuto ormai una bandiera dei lavoratori dello stabilimento anconetano: “Difendere l’arsenale, mai domi!”. Poco dopo gli operai, circa 200, qualcuno dei quali accompagnato dai figli, hanno fatto ingresso nel palazzo dove ha sede la Regione.

Stando alla cifre fornite dai rappresentanti della Rsu, circa 400 dipendenti sono in cassa integrazione, una sessantina di essi (in gran parte impiegati) è a lavoro, mentre un'altra settantina è in trasferta.

Tutti i parlamentari delle Marche sono stati invitati alla seduta, alla quale hanno partecipato anche il sindaco di Ancona Fiorello Gramillano, il vice presidente della Provincia Giancarlo Sagramola e il segretario della Cgil regionale Gianni Venturi.

La scaletta ha previsto dapprima l'intervento di rappresentanti sindacali e dei vertici delle istituzioni. Poi, si è aperto il dibattito dei consiglieri regionali. Le conclusioni sono state affidate al Governatore Gian Mario Spacca.

In aula c'è stato un momento di tensione quando il presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi, seguendo il regolamento, ha chiesto di rimuovere lo striscione-simbolo della protesta, che era stato appeso sugli spalti. Immediatamente si è scatenata la protesta dei lavoratori.

A quel punto Solazzi ha minacciato di non aprire la seduta, attirandosi le ire degli operai: "Buffone", "casta privilegiata con i nostri soldi", gli insulti piovutigli addosso insieme ad una bordata di fischi. Peraltro, assiste ai lavori anche una scolaresca. Spacca ha provato a placare gli animi bollenti, chiedendo ai manifestati di non sventolare la bandiera, ma permettendo loro di tenere lo striscione "che e’ il simbolo stesso della vostra identità, dell’anima che cui state conducendo la vostra lotta". "L’impegno della Giunta a seguire la vostra vicenda - ha aggiunto - non si è mai interrotto. Il primo elemento di confronto è il nuovo piano industriale, su cui noi non abbassiamo la guardia".

 

SPACCA: "HO TELEFONATO A BONO"

Inoltre, il presidente della Regione ha parlato stamattina al telefono con l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono. "Il contatto con l’azienda che era stato sollecitato dai lavoratori durante la manifestazione in autostrada - ha spiegato il Governatore durante il suo intervento nella prima parte della seduta aperta dell’Assemblea legislativa - non si è mai interrotto neanche nei particolarissimi momenti seguiti al ritiro del piano industriale".
 

Sul nuovo piano industriale "non abbassiamo la guardia", ma il presidente ha espresso preoccupazione "rispetto alle evoluzioni future, perchè il piano ritirato aveva comunque una chiarezza di mission che riqualificava il cantiere di Ancona, per il quale erano previste le produzioni a maggior valore aggiunto, navi crociere e traghetti di alta qualità. Una mission - ha proseguito - che ci piaceva molto perché incastrava lo stabilimento marchigiano nella logica dei nostri distretti industriali, in particolare per le integrazioni con il legno, la pelletteria".

Adesso "continueremo a seguire questa vicenda, ci auguriamo che attraverso la civiltà dei vostri atteggiamenti e in nome di quella professionalità che il cantiere ha sempre dimostrato, ci possa essere anche nel nuovo piano industriale un ruolo qualificante per Ancona. Noi non faremo venire meno la pressione nei confronti di Governo e Ministeri".
 

Restano comunque attive le iniziative pensate da Regione e sindacati: formazione, progetto di centro di centro della navalmeccanica in sinergia con il Friuli, autonomia energetica dello stabilimento. "Ma con Bono stamattina abbiamo parlato anche della possibilità di dare comunque lavoro al cantiere anconetano - ha aggiunto Spacca -, in modo che sia ancora ‘vivo’ quando arriverà il Papa l’11 settembre".
 

Esiste una possibilità di avere nuove commesse, "legata alla costruzione di meccanismi di finanziamento e garanzie da parte delle banche locali". Pertanto, il Governatore ha interessato di persona Banca Marche e Banca Popolare di Ancona per la copertura a garanzia del 30% di questa commessa, "accanto agli istituti di credito nazionali (Banca intesa e UniCredit) che coprono il 70%".


Una stretegia "contingente e sicuramente parziale", ma che punta a "riprendere il lavoro sia pure a rotazione a dare una prospettiva per il sito dorico nella strategia complessiva del gruppo". Spacca ha elogiato "la determinazione e capacità di mobilitazione dei lavoratori", che devono essere espresse "in maniera vibrante, ma sempre senza interrompere il confronto con l’azienda". Un confronto che dovrebbe portare ad un nuovo piano industriale "in linea con quello precedente nel riconoscere un ruolo strategico ad Ancona". Oggi "si sentirà soprattutto l’urlo della vostra voce - ha proseguito - Da parte delle istituzioni c’e’ la disponibilità a seguire la vertenza con atti propositivi e concreti", non solo "per voi e le vostre famiglie ma anche per l’economia delle Marche". "Capiamo il vostro dramma - ha concluso tra gli applausi -, siamo dalla stessa parte. E saremo insieme a voi a protestare, se sarà necessario".

CICCIOLI CONTESTATO

L'intervento del vice coordinatore regionale del Popolo della Libertà Carlo Ciccioli ha riacceso la tensione in aula. Quando il consigliere ha preso la parola i lavoratori presenti hanno alzato la voce: "Dov'è la destra? Dov'è il Governo?". "Presente", la replica di Ciccioli, interrotto in diverse occasioni da contestazioni e fischi, sebbene gli operai gli abbiano riconosciuto il 'coraggio' di "averci messo la faccia". A scatenare l'ira dei dipendenti Fincantieri il passaggio del discorso in cui l'azzurro attribuiva la responsabilità della situazione al Governo Prodi e allo stop all'ingresso in Borsa del gruppo cantieristico: "Che avrebbe rastrellato così nuove risorse". L'esecutivo attuale, invece, avrebbe potuto fare poco, secondo Ciccioli: perché la crisi "è generale".

"Mi sono occupato della questione come consigliere comunale e nella scorsa legislatura, quando ero nella Commissione Trasporti della Camera" ha aggiuntoCiccioli. "La crisi della cantieristica è mondiale - ha spiegato - gli armatori non fanno commesse e anche gli Stati in crisi di gettito finanziario ordinano navi militari. Sembra però - ha aggiunto - che siamo all’ultima fase del periodo più brutto e qualche commessa, a partire della Carnival, ricomincia a girare. Per affrontare questa fase transitoria, che ci auguriamo sia il più breve possibile, non c’è altra via d’uscita degli ammortizzatori sociali".

 

LA FIOM: "OCCORRE UNA CABINA DI REGIA"

Il segretario della Fiom Cgil Giuseppe Ciarrocchi ha proposto una "cabina di regia" composta da Regione, Provincia, Comune, ma pure da vescovo e prefetto" per due scopi: partecipare al confronto tra azienda a Governo da un lato; sollecitare gli istituti di credito a concedere le garanzie necessarie ad ottenere nuove commesse.

"Il cantiere è pressoché deserto dal 2 maggio - ha detto -, I lavoratori hanno perso la loro missione produttiva, che vuol dire perdere la loro identita". Secondo Ciarrocchi "non è normale che un’azienda a pieno controllo pubblico presenti piano industriale già anticipato a colpi di fughe di notizie e scoop e poi dopo dieci giorni di rivolta lo ritiri per evitare tensioni".

I dipendenti dello stabilimento di Ancona chiedono ai politici "atti di onestà, di chiarezza e trasparenza, non promesse che non possono o non vogliono essere mantenute. Perché conducono alla ‘collera dei poveri’". Questa non è "una vertenza localistica - ha insistito - non vogliamo salvare solo Ancona. Il piano presentato dall’ad Bono e poi ritirato non era il modo per salvare e rilanciare Fincantieri. Il ritiro è un atto di sanità industriale, che rimette tutti nella possibilità di riaprire il confronto senza la mannaia di condizioni draconiane".
 

Poi, Ciarrocchi ha citato Menichelli, vescovo di Ancona, il quale aveva paragonato il cantiere "ad una cattedrale del lavoro, quello che il duomo di San Ciriaco è per la fede", in sostanza "un pezzo di comunità, di territorio, della città". Dalla vicenda Fincantieri e dai disordini di Castellammare di Stabia e Sestri Levante, "non bisogna imparare la cattiva lezione che per risolvere i problemi bisogna andare a saccheggiare i municipi e assaltare le prefetture".
 

Tuttavia, quando i tempi si allungano e le soluzioni mancano "si scende in un terreno molto difficile, dalla collera controllata si passa alla rabbia e alla disperazione". Degli otto siti Fincantieri, quello di Ancona "è quello più scarico e senza prospettive. Non è così per quello di Castellammare (che deve realizzare dei pattugliatori) nè per Sestri (che ha lavoro fino al 2012)". "Noi lanciamo allarmi da un anno - ha concluso Ciarrocchi -, intanto sono arrivate nuove commesse (una nave militare algerina a Riva Trigoso, una nave da crociera a Monfalcone). Per Ancona si potrebbe pensare ad un’altra Silver Sea". Però se non cambia qualcosa prima dell’arrivo del Papa, "il livello delle tensioni esorcizzate con il ritiro del piano si riproporrà in sede locale".

GRAMILLANO: "SUBITO CABINA DI REGIA"

Per il sindaco di Ancona "è vero che c’e’ una crisi internazionale della cantieristica come dice Ciccioli, ma è anche vero che il Governo ha dato risposte tardive sulla vicenda Fincantieri". Accolto dagli applausi dei circa 200 lavoratori del sito anconetano, durante la seduta aperta dell’Assemblea legislativa delle Marche, Gramillano ha invitato a "riparlare con l’azienda in tempi, brevi, brevissimi" per poi dare vita alla cabina di regia tra istituzioni locali, chiesta dalla Fiom.
 

"I nostri lavoratori - ha aggiunto - hanno dato prova di dignità eccezionale, ma hanno bisogno di risposte in tempi rapidi da istituzioni locali, Governo e Fincantieri". Il Governatore Spacca "ha ribadito quattro punti su cui siamo tutti d’accordo: formazione, navalmeccanica, autonomia energetica e il quarto che è fondamentale, cioè le commesse". Tra le prospettive, anche la possibilità di un piano europeo di rottamazione dei vecchi traghetti.
Se le istituzioni locali "finora hanno agito in modo non unito (io ad esempio ho parlato con Banca Marche e Unicredit per un progetto dell’armatore Lefebvre), con una cabina di regia potremo avere risposte diverse. Massima disponibilità da parte mia".
Piena disponibilità a lavorare insieme "a cominciare da subito dopo pranzo" anche da parte del vice presidente della Provincia di Ancona Giancarlo Sagramola. L’amministrazione provinciale è pronta a fare la sua parte per quello che riguarda la formazione. Ma in generale "serve una strategia unitaria - ha detto - perchè il patrimonio del porto non è solo di Ancona, ma della provincia e anche delle aree interne. E Fincantieri è la più grande azienda metalmeccanica del Paese".