Falconara, 21 novembre 2011 - UN DOPPIO scoppio, poi una fiamma alta alcuni metri: si è animata, all’alba di ieri attorno alle 6, l’attività nel cantiere di perforazione di via del Fiume, accanto alla Calcestruzzi Spa, dove da oltre tre mesi gli operai sono al lavoro per sondare il terreno in cerca di metano.

A quanto pare il metano c’è, tanto che la torcia è rimasta accesa per alcune ore all’interno dell’area, vasta 7mila metri, anche se ieri le persone impegnate nei lavori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni e tutte le operazioni sono rimaste avvolte dal più stretto riserbo. Forse si attende di accertare se la presenza del prezioso ‘gas di città’ sia limitata o se sia stato trovato un giacimento vero e proprio. A metà agosto le ruspe erano arrivate nell’area agricola vicino all’aeroporto, in un terreno di proprietà privata, per svolgere una serie di sondaggi: stando ad uno studio geologico la zona, oggi ribattezzata «Pozzo Casa Tiberi 1», custodirebbe un giacimento di metano di almeno 50 milioni di metri cubi, ad una profondità ipotizzata di 700 metri.

L’individuazione geologica del giacimento risale a due anni fa, ma già anche negli anni Sessanta l’area era stato oggetto di interesse di aziende di perforazioni. Ad occuparsi ora dei sondaggi, dopo l’ottenimento dell’autorizzazione da parte del Governo, è l’Appennine Engergy srl, che ad ottobre, dopo un lavoro di preparazione durato circa un mese, ha fatto arrivare a Falconara una grossa trivella, in funzione tutto il giorno.

Il cantiere, dove si concentrano attrezzature molto costose, è presidiato anche di notte. Se nelle prossime ore venisse accertato che le perforazioni hanno raggiunto il vero e proprio giacimento, si aprirebbe una nuova fase, che comporterebbe un ulteriore iter burocratico. L’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico è stata rilasciata solo per i sondaggi finalizzati alla ricerca di idrocarburi, mentre ne servirebbe un’altra per la vera e propria estrazione, che comunque è subordinata a Valutazione di impatto ambientale. Questo passaggio permette di valutare tutti i rischi connessi all’attività di estrazione, ad esempio la subsidenza (lo sprofondamento del terreno man mano che vengono estratti gli idrocarburi), fenomeno già paventato dal consigliere del Pdl Carlo Nucci e dall’ex coordinatore dell’Idv Maurizio Ulisse.