Ancona, 22 gennaio 2012 - NON È PROPRIO una vita da cani. E neanche una miseria bestiale. Basta lambire il padroncino con qualche salamelecco al sapore di fusa o una sdolcinata occhiata, per papparsi il malloppo. Che non sono i dolciastri e puzzolenti bocconcini di pollo, ma quattrini sonanti. Moneta frusciante che a volte diventa appartamento o terreno e che, più che a un cristiano, si sceglie di lasciare al gatto. O al cane. O al cavallo. Con tanto di scrittura, notaio, firma e compagnia burocratica. Meglio Pippo o Tom, invece di Giuseppe e Tommaso. L’ultimo caso, sotto il Guasco, è stato l’altro giorno.

Un anconetano, settantenne, pensionato, vedovo, senza figli, ha bussato allo studio di un notaio dorico, e ha scelto di lasciare l’eredità ai suoi mici: diecimila euro. L’equivalente di almeno decine e decine di cene di pesce. Non è stato il primo e neanche l’ultimo. Casi del genere, in città, ne esistono a decine. Almeno uno al mese. «Anzi, ad Ancona l’animale domestico gode di grandissima considerazione», spiega l’esperto, il notaio Stefano Sabatini. Che puntualizza, però: «Sia ben chiaro che un lascito al solo animale è nullo. Non hanno capacità giuridica. Ma con l’intermediazione, diciamo così, di una persona, i casi sono molto diffusi».

Spiega con estrema chiarezza Sabatini, il notaio con uno degli studi tra i più quotati dell’Anconetano: «Ai fini della validità del lascito (indiretto) a favore dell’animale domestico, è necessario nominare un erede o un legatario, sul quale graverà l’onere di provvedere alla cura ed alla tutela dell’amato animale domestico, indicando espressamente una somma di denaro all’uopo destinata, nel rispetto del comma 2 dell’articolo 631 (e in analogia con quanto disposto per le disposizioni a favore dell’anima ex articolo 629 e per i poveri ex articolo 630)». L’altro caso racchiude un malloppo ancor più cospicuo.

Agli «Aristogatti», anni fa, una signora anconetana lasciò tre appartamenti. Valore: trecento barra quattrocentomila euro. Custode, un’associazione animalista. Il padroncino, in città, sceglie cani, gatti, ma anche cavalli. Il notaio Sabatini, ormai specializzato pure in questo servizio, ha anche compilato una specie di bozza con una clausola testamentaria idonea (testamento olografo interamente scritto di pugno dal cosiddetto testatore). Che recita: «Io sottoscritto, nato nella tale città il giorno ‘x’, residente nella tal via, in piene facoltà mentali di intendere e di volere, con il presente testamento olografo, con il quale intendo revocare ogni mia precedente disposizione testamentaria, nomino mio erede universale il signor tizio, con l’onere espresso di impiegare una somma pari ad euro (specificare cifra) per la cura e la tutela dei miei animali domestici. Per il caso in cui il nominato erede non possa o non voglia accettare l’eredità, gli sostituisco il signor Sempronio (o, ad esempio, un’associazione). Al fine di vigilare sul corretto adempimento delle mie volontà testamentarie, nomino esecutore testamentario...».

Importante, dunque, provvedere ad un «panchinaro» come erede, nel caso quello nominato in primis non voglia o possa adempiere. Opportuno scegliere un esecutore, come garante. A quel punto la bestiola è assicurata per l’esistenza. E altro che vita da cani.