Ancona, 2 marzo 2012 - Dove va l’azienda ‘Ospedali Riuniti’ di Ancona. Ne parliamo col suo direttore generale, Paolo Galassi, nominato dal presidente della Regione, Gian Mario Spacca, il 6 febbraio scorso. Galassi ha ricoperto il ruolo di vertice aziendale dal settembre scorso, ossia dalla scomparsa del direttore in carica, Gino Tosolini. Dopo l’analisi delle candidature, Regione e Università hanno raggiunto un accordo che ha privilegiato la pista interna piuttosto che azzerare la giunta, il cui mandato scade nel giugno del 2013. Una serie di candidati, molti dei quali autorevoli, che però non hanno fornito i requisiti necessari e compatibili con la politica di rilancio dell’azienda. Così il direttore amministrativo, Paolo Galassi appunto, manterrà il suo incarico originale, ma allo stesso tempo guiderà l’azienda assieme al direttore sanitario, Nadia Storti, fino alla naturale scadenza.

L’azienda ‘Ospedali Riuniti’ ha i conti in regola, giocate solo in difesa o sono maturi i tempi per investire?
«Altro che difesa. Abbiamo investito in conto capitale milioni di euro per migliorare la struttura. Tra tutti un grande progetto per proteggere l’ospedale da eventi sismici. Si tratta di quattro torri con dei cuscinetti ai piedi che imbragheranno due corpi centrali del plesso consentendo di affrontare scosse ondulatorie di elevata potenza. Dopo quello che è successo a L’Aquila abbiamo capito che un grande ospedale come il nostro deve funzionare sempre. La progettazione è fatta, presto l’affidamento dell’appalto per i lavori per circa 7,5 milioni di euro».
 

E gli altri lavori?
«Oltre al pronto soccorso (1,6 milioni di euro, ndr) rimetteremo a nuovo la cucina per 1,7 milioni e soprattutto sistemeremo il Salesi che ha bisogno di interventi. Siamo nell’ordine di 1 milione abbondante per pronto soccorso, reparto di fibrosi cistica, oncoematologia e per sistemare gli ambulatori di Villa Maria. A Torrette partirà la ristrutturazione anche dell’ematologia, delle malattie infettive, mentre a Fabriano sistemeremo la base dell’elisoccorso. Per questi interventi la Regione ha concesso fondi per circa 5 milioni».
 

C’è poi la centrale di cogenerazione, a che punto siamo?
«Un vero e proprio gioiello che stiamo per concludere. Entro la fine dell’anno sarà attiva e ci consentirà di risparmiare sull’energia migliorando l’ambiente del quartiere. Analogamente abbiamo rinnovato il parco caldaie. Nel complesso 10 milioni ma davvero ben spesi, una volta ammortizzati i costi».
 

Veniamo al personale. I medici guadagneranno di più?
«E’ intenzione nostra e della Regione adeguare gli stipendi all’importanza dell’ospedale. La Finanziaria del 2011 ha posto un vincolo legislativo che blocca gli stipendi fino al 2014, cercheremo un’alternativa. Dobbiamo creare una rete di medici di altissimo livello, solo così saremo in grado di attirare grandi nomi da fuori. Puntiamo ad aumentare la qualità di ogni unità operativa, vogliamo il top. I prossimi primari che faremo (ortopedia, pronto soccorso e anestesia pediatrica) saranno grandi professionisti».
 

Alcuni bravi medici di recente però hanno lasciato Torrette per andare in ospedali minori della regione...
«L’importante è che restino nelle Marche, per valorizzarli e un giorno magari riprenderli. Non devono andare fuori regione, altrimenti li perdiamo. Gente di qualità per arrivare ai vertici evitando baronati».
 

E i precari?
«Ne abbiamo già stabilizzati la maggior parte, dei restanti ci occuperemo quest’anno, medici ed infermieri».
 

Polo di Torrette cuore delle cure specialistiche e delle eccellenze: significa meno posti letto?
«Assolutamente no, anzi. Non diminuiremo il numero delle degenze e, se possibile, ne inseriremo alcuni nuovi per reparti più in prima linea».
 

Si parlava di chiusure di reparti, di accorpamenti, come stanno le cose?
«Resta tutto com’è, non accorpiamo e tanto meno chiudiamo reparti. Siamo al massimo della forza, ogni specialità medico-chirurgica primaria è assicurata. Certo mancano una camera iperbarica, il centro grandi ustioni. Valutando il bacino e i numeri, abbiamo capito che non ci conviene».
 

Il 118 passa all’Asur?
«No, noi non lo cediamo, deve rimanere qui, non ha senso spostarlo. Il percorso del trauma lo vogliamo potenziare, dal fatto all’ingresso in pronto soccorso o in sale operatoria in tempi brevi. Togliere dal cuore dell’azione il suo fulcro non ha senso. Per la rete del trauma aspettiamo un grande chirurgo ortopedico per patologie gravi, arriverà presto al posto di Morici che è andato in pensione».
 

Le liste d’attesa?
«Con l’entrata a pieno regime del Cup unico, il problema si è notevolmente risolto. Chi ha urgenza di svolgere esami non aspetta tanto. Gli altri devono avere pazienza e accettare di andare altrove».
 

E le cause di risarcimento per presunti danni?
«Le richieste aumentano, in particolare in un periodo di crisi dove la gente si attacca a tutto. Abbiamo istituito un ufficio Rischi e Management per prevenire gli errori e di fatto le cause. Tuttavia, e possiamo dirlo con orgoglio: l’azienda non è mai stata condannata per una colpa grave».

di Pierfrancesco Curzi