Ancona, 18 maggio 2012 -  Da direttrice di uno dei più grandi uffici postali della Provincia ad esodata. Daniela Santelli, 59 anni, pensava di lasciare nel cassetto dei ricordi 35 anni di responsabilità e stress nell’ufficio centrale delle poste di Jesi, per una tranquilla pensione da dedicare alle sue passioni e a sua figlia. E invece dopo aver lasciato la scrivania, il 31 dicembre scorso, per uscire con l’incentivo, si è vista slittare la pensione di ben sei anni.


Il tempo durante il quale non avrà diritto ad alcuno stipendio. Quello che avrebbe dovuto essere il traguardo di una vita, partendo da una buona posizione e da un buono stipendio, si è trasformato nell’incubo di non riuscire ad arrivare a vivere dignitosamente i 95 mesi che la separano dalla pensione.


Santelli, lei è un’esodata, cosa rappresenta per lei questo strano termine?
"Ho lavorato per Poste italiane dal 1981 prima come impiegata a Fabriano, poi a Castelplanio, a Monsano fino a diventare direttrice dell’ufficio centrale di Jesi dove ho ricoperto quel ruolo negli ultimi 6 anni. A ottobre ho deciso di accettare l’esodo incentivato che mi ha proposto l’azienda. Praticamente di lasciare il lavoro prendendo lo stesso stipendio per due anni e 4 mesi fino a che non avrei maturato il diritto alla pensione. Ero tranquilla perché c’erano già state due riforme pensionistiche e nessuno pensava che l’età pensionabile sarebbe stata ancora toccata".


Un fulmine a ciel sereno...
"L’ultima manovra per chi è nato nel 1953 ha fatto slittare al 2020 la finestra per la pensione. Così, da un giorno all’altro, ho scoperto che per ben sei anni non avrò neanche un euro di stipendio. L’azienda non ha intenzione di riassumere gli esodati e il governo non sembra intenzionato a tutelarci. Questa è una vera e propria lotteria che gioca con la dignità delle persone".


Ha già fatto i suoi conti?
"Sono vedova, non posso contare su nessun altro stipendio e sono madre di una ragazza precariamente residente a Roma che contavo di aiutare durante la pensione. E’ stata una vera e propria batosta. I primi dieci giorni sono rimasta inerme, paralizzata. Non so dire come andrò avanti, so solo che la cifra della liquidazione e i due anni di stipendio non mi consentiranno di andare avanti serenamente per nove anni".


Restano però delle speranze.
"C’è stata la sanatoria del decreto Milleproroghe ma anche in questo caso sono stata beffata. Hanno salvato 65mila esodati (sarebbero 250mila in tutto, ndr), solo coloro che avrebbero percepito la pensione entro due anni. Io sono fuori per 4 mesi. Ho scritto anche al governo ricevendo però una risposta poco comprensibile. Non mi resta che sperare nel confronto sindacale che dovrebbe proseguire".


E nel frattempo?
"Coltivo l’orto e cerco di godermi le mie passioni, anche se evito quelle che implicano l’apertura del portafogli. Anche spendere 10 euro ora mi crea ansia. Poi mi sono iscritta al centro per l’impiego".


Sta scherzando, a 59 anni?
"Non scherzo, anzi dovrò tornarci per farmi abbassare la qualifica.
Sono disposta a fare anche i lavori più comuni, come la baby sitter".

 

di Sara Ferreri