Ancona, 26 settembre 2012 - «NON CHIAMATEMI falso invalido, vedo solo ombre». Angelo Andreozzi, il 65enne originario di Ancona ma da 30 anni residente a San Marcello nello Jesino, accusato di aver raggirato l’Inps per 16 anni, si racconta al Carlino nella sua casa popolare a pochi passi dal centro storico di San Marcello.

Andreozzi lei è accusato di essere un falso cieco, cosa c’è di vero?
«Non ho mai detto di essere cieco totale, certo è che nei luoghi che non conosco mi muovo a tentoni. Vedo soltanto la luce e per andare in posti che non conosco devo essere accompagnato. Capisco che si vogliano colpire i furbetti, ma non si faccia di tutta l’erba un fascio».

Lei però ha percepito una pensione di invalidità civile e di accompagno per la sua cecità...
«Non ho mai chiesto l’accompagno né dichiarato a nessuno di essere cieco totale. Vedo ombre solo da un occhio, ho la visione di un ventesimo per cui nel 1996 ho chiesto l’aggravamento. Questo mi è stato riconosciuto e ho continuato a percepire le pensioni di invalidità civile e permanente e l’accompagno (i 400 euro al mese contestati dall’Inps grazie all’operazione dalla Finanza, ndr) fino a novembre 2010. Fino a quella data l’Inps non mi ha mai richiamato per visite di controllo».

Quanto percepiva?
«Tra la mia pensione che deriva dal lavoro svolto in ferrovia come addetto alle pulizie, la reversibilità di mia moglie e l’invalidità percepivo 1.800 euro. Oggi circa mille di meno. Ma ciò che mi sconforta sono i 70mila euro che mi chiedono indietro».

Ci racconti la sua malattia...
«Nel 1975 per uno scherzo tra amici, vale a dire una ciabattata, ho perso del tutto la vista dall’occhio destro per il distacco della retina. Dall’altro occhio avevo una forte miopia che riuscivo a correggere con l’uso delle lenti a contatto. Fino a quando, una mattina di maggio di 19 anni fa, alzandomi mi sono accorto che non ci vedevo più. Solo ombre appannate. Dopo alcuni giorni ho contattato lo specialista che mi ha diagnosticato la neurite ottica. Inguaribile. Ricoveri, cure cui è seguito anche un lieve miglioramento grazie al cortisone, fino al 1996 quando la situazione è di nuovo precipitata».

Quella pensione le spettava?
«C’è una commissione che a Jesi ha ritenuto giusto darmi l’accompagno per via della mia invalidità peraltro dettata anche da altri problemi che ho tra cui la sordità che è derivata dal mio lavoro e la Tbc. Avrei dovuto dire che non volevo quei soldi?».

Come riesce a vivere da solo in un piccolo paese?
«Mi sento come agli arresti domiciliari. Non guido dal 1993 e mi sposto con i mezzi pubblici ma San Marcello è davvero poco collegata. In casa mi dà una mano la badante».

L’hanno ripresa mentre giocava al Lotto e guardava le vetrine a Falconara...
«Il lotto me lo giocano gli amici del bar io non riuscirei proprio. Vede, per leggere utilizzo questa lente e scrivo numeri e lettere molto grandi. La vetrina la guardavo con il viso a due centimetri».

Sara Ferreri