Ancona, 8 gennaio 2014 - Un piccolo genio dei giochi di prestigio e di intelligenza. Riccardo Carletti (video), ha 20 anni, sta preparando i test per entrare a Medicina ma ha la passione della giocoleria, degli scacchi e soprattutto del cubo di Rubik, il celebre rompicapo e giocattolo più venduto della storia. Carletti è tra i più veloci a risolverlo in Italia: record personale di 8 secondi (quello assoluto è di 5,66 secondi).

Ma la vera particolarità è che lui è forse l’unico in Italia a riuscire a risolverlo con una mano dietro la schiena, mentre l’altra fa roteare tre palline in aria. Tre minuti di memorizzazione e uno per risolverlo, alla cieca, con una sola mano. Mentre con l’altra non fa cadere neanche una volta le tre palline che fa roteare. Il video che lo dimostra l’impresa sta spopolando su Youtube (oltre 2.600 visualizzazioni e tantissime condivisioni anche sui social network) e lui sta pensando alla ribalta tv.

La passione per il cubo di Rubik l’ha ereditata già a 6 anni dal papà poi, racconta lui stesso, "mi sono aiutato con Internet". "Ho visto il film ‘Alla ricerca della felicità’ dove Will Smith riesce a trovare lavoro grazie proprio al cubo di Rubik. Me ne sono davvero innamorato. E da allora non più abbandonato questo giochino. L’ho studiato sin da piccolo per diversi anni. Oggi — aggiunge Riccardo Carletti — ho creato un metodo alternativo che mi permette di risolverlo in un tempo medio di 17 secondi. Un giorno ho deciso di unire a questo la mia passione per la giocoleria".

RICCARDO ha partecipato ai campionati nazionali del cubo di Rubik per diversi anni, in particolare nel 2009 a molti eventi ufficiali organizzati dalla Wca. Se il suo record personale è di 8 secondi, di solito in media impiega 15 secondi con 2 mani, 35 o 40 con una sola mano.
Per ora Riccardo si esibisce a sagre paesane e feste private, cercando di racimolare qualche soldo per l’università, ma "sto guardando — spiega lui stesso — con molto interesse a certi programmi tv, in primis Super Brain su Rai Uno. Sono però molto emotivo. Prima di buttarmi — conclude — voglio essere pronto a dovere in modo da poter reggere l’emozione".

Sara Ferreri