Ancona, 8 marzo 2014 - UN ‘COMPLEANNO’ con sorpresa per l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli. Per celebrare i suoi dieci anni di vescovado nel capoluogo, i suoi principali collaboratori gli hanno dedicato un numero del periodico Presenza, ed hanno organizzato una conferenza stampa per dare la giusta visibilità all’evento. Lui reagisce tra il serio e il faceto: «Dio perdoni i vostri peccati». Con grande schiettezza, com’è nel suo stile, spiega: «Questa cosa mi dà un po’ di frastuono. Sono grato per la vostra sensibilità, le commemorazioni non mi piacciono molto. Non ho mai avuto il culto della personalità. Comunque grazie».

LE NOTIZIE in realtà sono due. Oltre al decennale, c’è l’approssimarsi delle dimissioni per raggiunti limiti di età. Il mese fatidico è ottobre. «Il diritto canonico — spiega Menichelli — prevede che a 75 anni si lasci l’incarico, con una lettera di dimissioni al Santo Padre, che deciderà se accettarle o no. Dipende anche dalle condizioni di salute, e le mie sono buone. Se accoglierà le dimissioni, mi si offre l’occasione di non essere più prigioniero di un luogo, e di poter svolgere altri ruoli. Da due anni sono stato nominato dalla Cei assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani. Ci sono 3.500 iscritti in 120 diocesi. Sarò sicuramente impegnato. In ogni caso deciderà il buon Dio».

L’ARCIVESCOVO si rende ben conto dell’affetto che gli organizzatori della ‘sorpresa’ nutrono per lui. «Dieci anni sono pochi — dichiara — In questo periodo ho cercato di essere fedele a quanto dissi in un messaggio che mandai alla Diocesi: mi sarebbe piaciuto avere una Chiesa lieta e coraggiosa. I tempi ce lo chiedono ancora. Sono stati dieci anni intensi, in cui non ho mai fatto vacanze serie. Sono sempre stato consapevole della vicinanza alle persone. L’ho percepito, lo avverto. Fa parte delle consolazioni di un vescovo, la cui vita si caratterizza per il servire».

MENICHELLI parla dell’ottimo rapporto avuto con le istituzioni locali, e poi elenca gli eventi principali della sua missione pastorale ad Ancona: «Il congresso eucaristico nazionale, un momento singolare e particolare, che ha visto arrivare ad Ancona cinquecentomila persone. I due nuovi centri Caritas, non poca cosa di questi tempi. La struttura di Collemarino messa a disposizione del Comune». Cita anche il pellegrinaggio a piedi a Loreto come esempio di «una Chiesa di popolo. Perché una Chiesa o è di popolo o non è Chiesa. Non è un’istituzione culturale, né un ospizio, anche se accoglie molti. E’ una comunità di popolo, se no è priva di identità».

INTERROGATO sui momenti ‘negativi’ di questi anni, l’arcivescovo osserva: «Spesso, come anche a Chieti, mi sono rammaricato di non essere sempre riuscito a farmi capire. Poi mi preoccupa molto il fatto di non poter dare risposta a tutte le necessità delle persone, ai loro problemi dettati dall’emergenza economica. La gente ogni mattina si presenta alla diocesi, chiede aiuto. Vedo i volti delle persone, volti addolorati. Questo fa parte di un’incompiutezza».

In ogni caso, monsignor Menichelli dice di non voler fare bilanci di questo suo lungo periodo anconetano: «Lasciate a noi vescovi la libertà di non essere iscritti a problematiche socio-politiche che non ci appartengono». Si limita a ricordare «l’incontro sereno, gioioso, aperto con la gente. Ringrazio anche gli sposi. Ad Ancona c’è una buona pastorale familiare». La curiosità su quello che farà dopo ottobre è grande tra i giornalisti. Ma Menichelli non dà ‘notizie’: «Il futuro si vedrà. Sono nelle mani della Provvidenza».

r. m.