Ancona, 17 aprile 2014 - Demolisce il muro della cella per avere accesso alle tubature dell’acqua, che conducono ai sotterranei, ma viene scoperto dai secondini e punito con l’isolamento. Ieri anche il tribunale di Ancona ha inferto la sua punizione: è stato condannato per tentata evasione e danneggiamento ad un anno e 2 mesi di reclusione Gennaro Giuffrida, 35enne brindisino, che nel luglio 2011 aveva tentato di emulare le gesta di Frank Morris, epico protagonista del film Fuga da Alcatraz.

Il giovane si trovava a Montacuto dopo aver tentato l’evasione dal carcere di Ascoli Piceno, dove aveva scavato un buco nel muro della cella. Anche nel carcere dorico aveva provato a scappare. Se ne erano accorte le guardie carcerarie, che proprio in virtù del precedente tentativo di evasione avevano sottoposto la sua cella ad un’ispezione.

Su una parete, nascosti da un lenzuolo, i secondini avevano trovato gravi danneggiamenti: il muro era stato in parte demolito per rimuovere un pannello messo a copertura delle condutture idriche. Secondo la ricostruzione fatta ieri in aula dalle guardie carcerarie, Gennaro Giuffrida aveva il fisico abbastanza minuto da riuscire ad introdursi nel piccolo spazio tra le tubature e, seguendo queste, avrebbe potuto raggiungere il seminterrato e di qui le fogne. L’intenzione del detenuto, insomma, era proprio quella di evadere.

La versione fornita in aula dagli agenti della polizia penitenziaria, evidentemente, è stata più convincente di quella della difesa, che ha ridimensionato il fatto al semplice danneggiamento. Secondo la tesi difensiva, Giuffrida non voleva scappare dal carcere e comunque non avrebbe potuto evadere, visto che, una volta uscito dall’edificio, avrebbe incontrato l’ostacolo della cinta muraria. Gennaro Giuffrida, detto ‘Gerri’, era stato arrestato in Emilia Romagna nel maggio del 2007 perché ritenuto complice di Fabio Fornaro, brindisino accusato di aver ucciso a colpi di pistola un pregiudicato di 33 anni nel corso di un agguato.

Successivamente Giuffrida era stato condannato anche per essere stato uno dei componenti della ‘Banda Antonino’, ritenuta autrice di estorsioni, furti e rapine. Per questo anche la Corte d’Appello di Lecce, nel 2010, gli aveva inflitto 6 anni e 3 mesi.