Ancona, 22 aprile 2014 - Nelle Marche il consumo di suolo interessa oggi fino al 10 per cento del territorio regionale, con una media di 24 metri quadri al minuto che vengono ricoperti dal cemento. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti diffusa in occasione dell’Earth Day, la giornata della terra, sulla base dei dati dell’ultimo rapporto Ispra 2014.

Lo studio fotografa il fenomeno dell’erosione di territorio agricolo, naturale o seminaturale a beneficio di asfalto, edifici e capannoni, a causa dell’espansione di aree urbane e di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio. Nella nostra regione si stima che la cementificazione abbia portato una perdita di suolo “naturale” che tra il 2009 e il 2012 ha interessato 37 milioni di metri quadri, alla media di 24 metri quadri al minuto. Negli anni ’50 la percentuale di suolo non coperto da asfalto o strutture ammontava a meno del 4 per cento del totale.

L’impermeabilizzazione del terreno, ricorda l’Ispra, rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità. Su un territorio reso così più fragile si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti e vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire.

“Siamo dinanzi a un grave problema per l’assetto idrogeologico del territorio - sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. Non dimentichiamo, infatti, che alla cementificazione forzata, frutto di un modello di sviluppo che oggi dimostra tutti i suoi limiti, si aggiunge il rischio dell’abbandono di quelle zone oggi curate dagli agricoltori che assicurano una costante manutenzione. Serve dunque un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli per difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali, con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola ma anche affrontando quei problemi annosi, come i danni causati dagli animali selvatici, che danneggiano le attività economiche”.