Banca Marche, Goffi: "Non avevo azioni nell'istituto"

Parla l'ex direttore generale, ora amministratore delegato

Luciano Goffi, ad di Nuova Banca Marche

Luciano Goffi, ad di Nuova Banca Marche

Jesi (Ancona), 31 dicembre 2015 - «Personalmente non avevo azioni, né obbligazioni subordinate in Banca Marche, ma tutti i miei soldi erano depositati lì e ora in Nuova Banca Marche». Luciano Goffi, ex direttore generale e ora amministratore delegato di Nuova Banca Marche, non si sottrae alle domande del Carlino. Non ha perso i suoi risparmi come invece gli oltre 40mila risparmiatori che per effetto del ‘Salva Banche’ hanno visto sfumare più di 700 milioni di euro (ma con le Fondazioni ex socie di maggioranza si arriva a quota 1,5 miliardi di euro).

Loro, gli azionisti riferiscono di essere stati rassicurati dai dipendenti sul fatto che la banca non sarebbe potuta fallire (di fatto invece la vecchia Banca Marche dal 23 novembre scorso, per effetto del decreto del governo Renzi, è in liquidazione coatta amministrativa, ndr) e dunque le azioni prima o poi sarebbero risalite. «Quante azioni aveva – chiede un lettore de Carlino - l’ex direttore generale di Banca Marche oggi amministratore delegato di Nuova Banca Marche? Le ha acquistate quando è stato nominato direttore generale? Prima del commissariamento? E dopo? Lo vorremmo sapere per capire quanta fiducia avesse lui nell’istituto, lui che la chiedeva e continua a chiederla a noi».

II suo predecessore l’ex direttore generale (per otto anni, fino al 2012, di Banca Marche) Massimo Bianconi, stipendio d 1,5 milioni di euro più benefit e buonuscite per circa 17 milioni di euro, dopo aver caldeggiato l’incriminato aumento di capitale del febbraio 2012 (solo successivamente finito nel mirino della Consob e di Banca d’Italia) ha investito praticamente briciole.

«Giurate che farete di tutto perché sia sottoscritto interamente l’aumento di capitale?» avrebbe detto Massimo Bianconi alla cena di Natale 2011, nell’atrio della sede generale direttori di filiale e dirigenti dell’istituto, incassando parecchi: ‘Lo giuro’. Di quel milione e mezzo di retribuzione, esclusi i rimborsi spese, le trasferte e due liquidazioni, Bianconi investì una cifra pari a 871 euro e 25 centesimi, cioè acquistò 1.025 azioni delle 212 milioni totali (a 0,85 euro). Parliamo quindi di una quota che non arriva nemmeno allo 0.0005% del capitale necessario (180 milioni), a fronte di stipendi e buonuscite milionarie.

Migliaia di risparmiatori non lo sapevano questo, così come non sapevano, a differenza dell’ex dg Bianconi, ma anche degli allora consiglieri di amministrazione, dei verbali ispettivi della Banca d’Italia arrivati a Fontedamo nel 2010 e 2011.