Assalto ai bancomat, dietro la banda dell’Audi c’è la mafia pugliese

I carabinieri hanno arrestato 4 affiliati: 20 i colpi commessi tra Marche, Emilia Romagna e sud. Nel covo trovato un arsenale

La banda ripresa dalle telecamere

La banda ripresa dalle telecamere

Osimo (Ancona), 30 settembre 2016 – Sono associati alla malavita organizzata pugliese e avevano scelto le Marche per mettere a segno i colpi perché è considerata una Regione tranquilla. L’operazione «Cashpoint» ha portato quattro arresti di responsabili agli assalti degli sportelli bancomat nelle Marche e non solo, anche in Emilia Romagna fino alla Puglia stessa. Sono tutti pregiudicati di Brindisi, Cosimo Iurlaro, 41 anni, Vincenzo Schiena, 38, Omar Bianco, 27, e il 25enne Marco Santoro.

C’è ancora il massimo riserbo da parte della Procura e della Compagnia dei carabinieri di Osimo sulla complessa attività investigativa che sta facendo luce su una ventina di colpi dalla fine del 2015 a oggi. Le indagini sono state avviate dopo il furto del bancomat dell’Unicredit di Polverigi il 2 gennaio con la tecnica dell’esplosione e il 9 aprile a Padiglione di Osimo alla Banca Popolare di Ancona, preceduto il 5 dall’assalto alle Poste di Morrovalle e il 2 da quello alla Banca delle Marche di Camerata Picena. Da lì ci sono state le esplosioni alla Bcc di Filottrano l’8 giugno e alla stessa filiale a Montefano e da ultimi sabato il bancomat della Carifermo di Villa Musone di Recanati e della Monte dei Paschi di Siena a Monte Urano. Il commando preparava i colpi a tavolino dopo i sopralluoghi e le riunioni nella base operativa che veniva utilizzata come covo, un appartamento affittato in nero a Porto Sant’Elpidio. Anche il proprietario adesso rischia. Il modus operandi era sempre lo stesso, veniva usata la tecnica dello sradicamento con un escavatore che serviva per sventrare la banca, di un autocarro per il trasporto e delle auto vicino come ostacolo per sbarrare la strada ai carabinieri.

A casa loro sono state trovate bombole con ossigeno e acetilene, attrezzature da scasso, mefisti, guanti, giubbotti antiproiettile, fotocopie di documenti di terzi per nascondere le generalità e chiodi a tre punte. Per garantirsi la fuga utilizzavano una potentissima Audi RS6 nera da 130mila euro con apposte targhe clonate, provento di un furto a Porto San Giorgio e trasportata a Brindisi per la blindatura. La svolta sabato, quando l’appartamento è stato accerchiato con la collaborazione dei carabinieri del comando provinciale di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno.