Corinaldo, la strage della Lanterna Azzurra. "Dopo 4 anni vogliamo giustizia"

Sei vittime, gli amici della 15enne Benedetta Vitali in tribunale ad Ancona per il processo bis. In aula gli audio choc

Ancona, 18 novembre 2022 - Gli audio con le prime richieste di aiuto, mentre a Corinaldo si contavano già le vittime. Si è aperto con un colpo di scena, oggi pomeriggio nel tribunale dorico, il processo bis della strage della discoteca Lanterna Azzurra, dove la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 morirono cinque minorenni e una mamma di 39 anni.

Gli amici della 15enne Benedetta Vitali davanti al tribunale di Ancona
Gli amici della 15enne Benedetta Vitali davanti al tribunale di Ancona

"Mandami subito le squadre qui, alla Lanterna, che è un disastro. C’è un sacco di gente incastrata, manda più gente possibile. C’è gente in arresto cardiaco. Ci sono i morti, tre o quattro sicuro. È agghiacciante". Nel sentire il primo testimone dell’accusa, un vigile del fuoco, tra i primi ad arrivare sul posto, la Procura ha fatto riprodurre in aula le due telefonate che il pompiere Fabrizio Solazzi, capo reparto al comando provinciale di Ancona, ha fatto quella notte. Il vigile non era di servizio, ma era arrivato alla Lanterna Azzurra perché la figlia maggiore lo aveva chiamato, dicendo che non trovava più la sorella.

C’era già stata una fuga di massa. In discoteca aspettavano tutti l’arrivo del trapper Sfera Ebbasta, ma una banda arrivata dalla Bassa Modenese scatenò il panico spruzzando una sostanza urticante per rubare collanine d’oro, ciò generò una fuga incontrollata. Per i sei della banda si attende la Cassazione per il 12 dicembre, dopo le condanne in appello con pene tra 10 e 12 anni di carcere. Appena arrivato, il pompiere Solazzi comprese la gravità della situazione e chiese subito rinforzi. "Mandami su un ufficiale – disse al telefono con la centrale –, così la facciamo chiude questa discoteca, ci sono due milioni di persone". La situazione "era ingovernabile quella notte", ha spiegato in aula il vigile del fuoco.

Pienissima oggi l’aula del tribunale, dove c’erano i parenti delle vittime e gli amici. Un medico del 118, Francesco Camerlingo, della postazione di Senigallia, ha spiegato che la chiamata per intervento, dalla centrale, era arrivata "per reazione di spray urticante" e che una volta arrivati, l’ambulanza non riusciva a passare per "il torrente di persone lungo la strada, alcune a terra già in agonia". Ma l’organizzatore della serata, il dj Marco Cecchini, minimizzava al telefono col presidente di un’azienda di trasporto pubblico da cui aveva preso a noleggio cinque bus, per un totale di 265 posti, per far arrivare gente da varie località. "Marco mi disse: hanno buttato dello spray, ma abbiamo aperto le porte e sono usciti tutti tranquillamente", ha riferito in aula Giovanni Viola, sentito anche lui oggi come testimone.

Prima che iniziasse l’udienza, il filone amministrativo, a carico di nove imputati, per le questioni di sicurezza e permessi del locale (sotto accusa c’è la commissione di vigilanza di allora, presieduta dall’ex sindaco di Corinaldo, Matteo Principi), in tribunale sono arrivati gli amici di Benedetta Vitali, fanese di 15 anni, una delle vittime. Anche loro erano in discoteca quella notte. Ieri, tenevano in mano magliette ricordo con la foto dell’amica e la scritta: "Sono e sarò sempre con voi, non dimenticatemi mai", ma non è stato concesso loro di portarle dentro.

"Si avvicina il quarto anniversario della tragedia – ha parlato per tutti Rebecca Ruscitti – e giustizia ancora non è stata fatta, anche se le responsabilità sono chiare a tutti. Non è giusto per noi, né per i ragazzi che erano lì. E non è giusto per le famiglie delle vittime, che dopo quattro anni devono ancora andare a rincorrere la giustizia, quando dovrebbe essere una cosa certa e veloce per chiudere un capitolo e cercare di convivere con il dolore".