Hotel Rigopiano, il racconto del soccorritore: "Così ho salvato il piccolo Samuel"

Emanuele Cherubini, responsabile del 118: "Le voci e poi il suo volto"

Emanuele Cherubini

Emanuele Cherubini

Osimo (Ancona), 23 gennaio 2017 - Samuel Di Michelangelo, 7 anni, è stato estratto vivo sabato scorso intorno alle 13. Dei genitori del bambino, Domenico, poliziotto 41 anni di Chieti ma in servizio a Osimo e Marina Serraiocco, originaria di Popoli proprietaria del negozio «La bomboniera», nel centro di Osimo, ancora nessuna notizia. Si scava ancora per trovare i due giovani abruzzesi mentre il loro piccolo è sano e salvo e ricoverato nel reparto di Pediatria dell’ospedale di Pescara. Comincia così il racconto di Emanuele Cherubini, responsabile del Servizio urgenze emergenze del 118 di Pescara e dirigente dell’elisccorso, presente nel momento in cui il piccolo di 7 anni è stato estratto vivo dall’inferno di neve e ghiaccio dell’hotel Rigopiano.

Qual è la prima immagine che ricorda di Samuel? «L’immagine di un bambino che torna alla luce: un grande sorriso, e quel suo silenzio che raccontava le ultime ore passate sotto un muro di ghiaccio. Un enorme coraggio per un bambino così piccolo». Lei era presente al salvataggio dei bambini? «Sì, ero sul cratere con i vigili del fuoco e gli altri del 118. Ne abbiamo tirati fuori tre, uno dopo l’altro. C’era chi ha chiesto dell’acqua o dei biscotti. Samuel è rimasto in silenzio e io gli ho fatto una carezza. Da padre è stata un’emozione enorme, vederli vivi ha ridato tantissima forza alle nostre speranze. Possiamo farcela, ho pensato, li salveremo. Del resto come mezzi siamo all’avanguardia. E ce la stiamo mettendo davvero tutta». Samuel, Edoardo, Ludovica e Gianfilippo. Quattro storie legate strette tra loro. «Quei bambini si sono tenuti compagnia a vicenda. Si sono fatti forza e con il loro stare insieme hanno conservato una parvenza di normalità. Questo ha aiutato a tenere lontano lo choc, a trasformare una delle tragedie più agghiaccianti alle quali abbia mai assistito a uno spazio di tempo da passare tra piccoli, senza genitori. Ora però dei genitori si cominicia a sentire la mancanza». Voi avete sentito le loro voci mentre li cercavate? «Più che voci si sentiva un brusio, qualcosa che ci diceva che lì sotto ci fosse vita. Poi si è trasformato in voci indistinte e solo quando siamo riusciti ad aprirci un varco abbiamo capito che si trattava dei bambini. Un miracolo». Come hanno fatto a rimanere in vita? «L’ambiente in cui erano era una specie di stanza dei giochi e avevano merendine e cioccolata. Si sono così tenuti in movimento e questo li ha sicuramente aiutati. Inoltre la bolla d’aria in cui erano ha permesso loro di respirare. Sono di tempra forte: provati, sotto choc, sono arrivati qui in ospedale con una leggera ipotermia. Ma stanno bene». Lei ha un’esperienza trentennale nel soccorso. Come definirebbe questo salvataggio? «Mirabolante. Per la difficoltà nell’arrivare sul posto, per l’incredibile quantità di neve caduta in così poco tempo, per il numero di soccorritori al lavoro». Come sta Samuel? «L’ho visto pochi minuti fa, sta bene. Sono entrato nella sua stanza, lui e gli altri bambini mi hanno guardato come un marizano. Io ho sorriso a tutti, sono davvero da ammirare». Quando sarà dimesso dall’ospedale? «Domattina (oggi per chi legge, ndr) decideremo cosa fare dopo aver valutato la stato fisico dei piccoli pazienti, ma soprattutto quello psicologico».

 

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