Ancona, insetto nel piatto di verdura a Torrette, nel mirino il servizio mensa

Il consigliere comunale di Fi Bernardinelli attacca: "Basta con pasti precotti per i malati"

UN’AUSILIARIA La donna ha rischiato di ingoiare un coleottero che era nel suo piatto

UN’AUSILIARIA La donna ha rischiato di ingoiare un coleottero che era nel suo piatto

Ancona, 19 novembre 2017 - Insetto in mezzo alla verdura cotta alla mensa dell’ospedale di Torrette: l’azienda ospedaliera si è scusata e ritiene che il coleottero non fosse contenuto all’interno della confezione del pasto in ambiente (o atmosfera) modificato, ma piuttosto sia entrato in mensa dall’esterno.

Ad avere la peggio una ausiliaria dell’ospedale che stava per ingoiare quell’insetto. Qualunque sia stata la dinamica dell’incidente, si ripropone con forza la discussione sulla necessità di cambiare il sistema di approvvigionamento del servizio mensa a Torrette, sia per dipendenti che per i pazienti.

Da quasi quattro anni, da quando la cucina di Torrette è fuori uso (tra inagibilità statiche e beghe amministrative sui bandi di gara), i pasti arrivano congelati all’interno di container da ditte in giro per l’Italia.

E sulla vicenda interviene Daniele Berardinelli (Forza Italia): «La vicenda dell’insetto presente nella verdura e masticato dalla dipendente dell’ospedale ripropone l’annoso problema del servizio pasto al nosocomio di Torrette. Come forza di minoranza abbiamo sempre riservato la massima attenzione alla sanità locale e regionale, presentando anche alcuni emendamenti ad un Ordine del giorno della maggioranza sull’ospedale regionale, poi approvati dal Consiglio comunale. Gli emendamenti accolti hanno voluto porre l’attenzione sulla richiesta di rivedere la scelta di dover ricorrere a strutture fuori città per gli interventi chirurgici più semplici, sul trasferimento del Salesi, sulla richiesta di un piano pluriennale per l’assistenza, la cura e la degenza degli anziani e sull’attenzione alle gare per il servizio mensa. E’ inaccettabile servire ai malati pasti precotti in un’altra regione giorni prima e riscaldati al microonde. Quanto è successo dimostra che c’è la necessità di un controllo maggiore su tutta la filiera dei pasti per evitare il possibile riproporsi di una vicenda incresciosa».