Le Marche verso la riconferma in zona gialla Ma Ancona preoccupa: "Un boom di contagi"

Il governatore Acquaroli per ora non annuncia provvedimenti restrittivi per alcune aree. La Fondazione Gimbe: "Provincia al settimo posto in Italia" AGGIORNAMENTO Marche confermate in zona gialla

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di Alessandro Di Marco

L’indice Rt, perfino in leggerissimo calo rispetto all’aggiornamento di sette giorni fa, è tale da regalare alle Marche un’altra settimana in giallo fino al prossimo 21 febbraio compreso, ma resta l’incognita della provincia anconetana, mai così presa di mira dal virus, tanto da far rimanere in piedi l’ipotesi di micro zone almeno arancioni per frenare la prorompente avanzata dell’infezione virale nel territorio anconetano. "L’Rt è a 0.94" ha annunciato ieri il governatore Francesco Acquaroli, ovviamente sollevato dal fatto di rimanere sotto la dirimente barriera di quota uno (sette giorni fa si era a 0.95), cifra che dovrebbe appunto consentire oggi l’ufficializzazione della permanenza nella fascia cromatica meno restrittiva.

AGGIORNAMENTO Marche confermate in zona gialla

Resta, però, la forte preoccupazione per la provincia del capoluogo, tanto che Acquaroli ha convocato per stamane un incontro in videoconferenza con i sindaci delle zone più colpite. Monitor accesi, dunque, su alcune aree a rischio, in primis quella del triangolo della Valmusone, visto che tra Osimo (315 casi attivi alla data di ieri), Castelfidardo (246) e Loreto (144) si è arrivati a 705 contagi in essere su una popolazione di 65mila abitanti. Il governatore per il momento preferisce rimanere guardingo e prudente sull’introduzione di eventuali misure contenitive circoscritte, ma la preoccupazione c’è. "Stiamo valutando – spiega il presidente – perché l’area di Ancona è in controtendenza rispetto al resto delle Marche. Si cerca di capire se si tratta di una fase che può capitare o di una recrudescenza forte del virus". Poi la road map per eventuali restrizioni in micro aree: "Dovremo vedere l’evoluzione nei prossimi giorni, confrontandoci magari anche con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero per compiere eventualmente le scelte più opportune".

Oggi, intanto, summit con i primi cittadini, incluso quello di Sassoferrato (97 infezioni attive su 7mila abtianti) alle prese con i rischi della vicinanza con confinante la zona rossa della provincia di Perugia. Di certo c’è che l’andamento provinciale tiene le istituzioni sulla corda, come conferma lo studio della Fondazione Gimbe, l’ente che da un quarto di secolo mette insieme le migliori personalità scientifiche per studi e valutazioni. Nella settimana dal 3 al 9 febbraio, secondo il report della Fondazione, la provincia di Ancona ha registrato un balzo di contagi che la pone al settimo posto in Italia (a pari merito con Salerno e Benevento) come trend. Un’impennata che ha fatto peggiorare sensibilmente anche il dato marchigiano con la quota di saturazione dei pazienti Covid in area medica al 46% rispetto alla media nazionale del 31%, mentre per le terapie intensive si sale al 32%, ossia 8% in più del dato medio nazionale.

Anche ieri il territorio di Ancona l’ha fatta la padrone con 181 infezioni su 414 totali in regione, dove il rapporto tra positivi e tamponi effettuati ha fatto segnare il 11,7%, includendo anche gli antigenici e il 20,2% considerando solo i molecolari. Dati altalenanti a livello ospedaliero con la crescita delle presenze in terapia intensiva (75, tre in più di mercoledì) e la lieve discesa dei ricoveri complessivi Covid (604, meno due). Sette le persone (tutte con patologie pregresse) positive al Covid decedute inserite nel bollettino di ieri del Gores: la più giovane è un 65enne di San Benedetto del Tronto. Nel drammatico elenco anche una 83enne di Falconara e una 86enne di Chiaravalle.

Un ultimo dato: sono 56 i casi di variante inglese riscontrati finora nelle Marche su 200 test eseguiti da Natale a oggi, su altrettanti campioni positivi rilevati nelle varie aree vaste provinciali, dal laboratorio dell’ospedale di Torrette ad Ancona.