Ancona, 19 febbraio 2016 - Antonio Tagliata, detenuto nel carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno, nei giorni scorsi si è procurato ferite alle braccia: un nuovo gesto autolesionistico, emerso a margine dell’udienza davanti al Gup dei minorenni, in cui il ragazzo viene sentito nel procedimento a carico della ragazzina.
A riferire dei tagli ai cronisti è stata la zia paterna del giovane, Antonella. Già all’inizio di gennaio il 18enne aveva bevuto candeggina ed era stato accompagnato in ospedale per accertamenti: ieri lo psichiatra Renato Ariatti è stato incaricato di valutare se le condizioni psichiche del ragazzo siano compatibili con la detenzione in cella.
«È un bambino buono e in carcere non sta reggendo», ha detto la zia, che ha citato anche di alcune lettere spedite alla famiglia in cui Antonio afferma di sentire ‘voci’ che lo spingono a farsi del male.
«Non è una mente diabolica, né un malandrino, ha solo 18 anni, è stato istigato. E’ crollato dal primo giorno, temiamo che si uccida. Chiediamo aiuto per lui, cosa stiamo aspettando, la sua morte?».
«Quando una persona ha questi problemi – ha insistito la donna – deve andare in una casa di cura. Antonio aveva già bisogno di cure prima, ne ha bisogno a maggior ragione adesso. E’ ‘imbambolato’, imbottito di medicine da mattina a sera. Il carcere non è per lui. Perché non lo sorvegliano, non lo aiutano?».
Quanto al delitto, Antonella Tagliata ammette che è stata una cosa «molto grave». «Dispiace a tutti noi quello che è successo, ma non potevamo mai pensare a una disgrazia del genere».