Ancona, una nuova moschea alla Palombella. "Ma devono rispettare le regole"

Viaggio tra residenti e commercianti: "Giusta la libertà di culto. Però c'è chi bivacca nella chiesa sconsacrata"

L'area dove dovrebbe sorgere la moschea

L'area dove dovrebbe sorgere la moschea

Ancona, 24 marzo 2017 - Continua  far discutere la possibilità di edificare alla Palombella una moschea, che diventerebbe il più grande luogo di culto nel capoluogo per la comunità islamica. Siamo stati nei pressi del capannone che dovrebbe ospitare il polo di preghiera e una scuola coranica e abbiamo chiesto a residenti ed esercenti il loro parere sulla questione, che è stata anche discussa mercoledì in consiglio comunale.

«Non ho niente contro la moschea – spiega Nicola Malvasi, benzinaio – è giusto rispettare la libertà di culto purché ci sia il rispetto delle regole. Questa zona vive già molte problematiche, in 20 anni di attività posso testimoniare come il degrado sia andando sempre aumentando». A spiegare più nel dettaglio le criticità del quartiere ci pensa Natasha David, della Hertz autonoleggio, che in più occasioni ha dovuto mandare via dall’ufficio nelle ore serali personaggi poco raccomandabili: «Mancano misure efficaci per garantire la sicurezza – sottolinea – i poliziotti di quartiere non si vedono mai, ci sono pochi controlli e la sera soprattutto per noi donne non c’è da stare tranquilli. Non voglio accusare di questo la comunità islamica, ci mancherebbe, ma forse sarebbe meglio edificare un luogo così tanto frequentato in una zona più controllata».

Nessuna preoccupazione da parte di Alex Marchetti, residente a Falconara ma spesso di passaggio dalla Palombella: «Ognuno deve essere libero di pregare nel luogo più idoneo – dice – purchè si rispettino regole universali di civiltà e rispetto del prossimo. Non bisogna giudicare in base al culto religioso, chi lo fa spesso cavalca l’onda xenofoba per fini personali, creando un allarmismo immotivato». Dello stesso parere Pompeo Altieri che afferma di non aver mai avuto problemi con il vicinato. «Su 20 famiglie nel mio palazzo almeno l’80% è di nazionalità straniera, ma la convivenza è sempre stata pacifica. Ormai sono qui da 9 anni, è giusto che la comunità islamica abbia un luogo dove poter pregare liberamente».

Mentre facciamo le domande e scattiamo le foto si avvicinano alcuni residenti, che chiedono di restare anonimi, raccontandoci di come spesso la chiesa sconsacrata proprio di fronte all’area industriale sia sede di bivacchi. In effetti passando attraverso la rete di protezione ormai divelta si notano valigie abbandonate, residui di bottiglie e buste dell’immondizia, segni inequivocabili del passaggio di persone. Questo a conferma del degrado che vive quell’area e che come auspicano gli inquilini dei palazzi lì vicino prima di ospitare nuove attività e luoghi di culto dovrebbe essere almeno bonificata. La nuova moschea assorbirebbe l’attività delle due sedi di via Dalmazia e via di Vittorio e diventerebbe punto di riferimento per le circa 15mila persone di religione islamica residenti in provincia.