Ancona, parto in piedi. Sotto accusa il medico e un’ostetrica

Al Salesi, venne lasciata sola in sala travaglio e la neonata cadde a terra. Processo il 20 settembre

Infermiera e neonato (foto d'archivio)

Infermiera e neonato (foto d'archivio)

Ancona, 5 settembre 2017 - In due a processo per il caso del ‘parto in piedi’ avvenuto al Salesi il 5 ottobre 2012, quando una donna di origine tedesca, residente a Senigallia con il compagno, era stata lasciata sola in sala travaglio e aveva partorito una bambina mentre era ancora in piedi, in attesa di entrare in sala parto. La neonata era caduta a terra, aveva sbattuto la testa e il cordone ombelicale era rimasto tranciato in seguito alla caduta. L’evento è sfociato in un processo per lesioni gravissime a carico del dottor Maurizio Cignitti, responsabile del Centro di medicina della riproduzione di ostetricia e ginecologia del Salesi, che aveva seguito la partoriente durante la gravidanza.

A luglio il giudice per le indagini preliminari Carlo Cimini ha disposto l’imputazione coatta anche per l’ostetrica che aveva lasciato sola la partoriente, dopo che i genitori della piccola, rappresentati dall’avvocato Emanuele Paladini, si erano opposti all’archiviazione. L’ostetrica, difesa dall’avvocato Bernardo Becci, finirà a processo con citazione diretta sempre per lesioni gravissime. «Ci siamo opposti all’archiviazione – spiega l’avvocato Paladini – anche alla luce di quanto emerso in aula durante il processo a carico di Cignitti, che si è aperto nel 2016. Tra le circostanze riferite in aula, è stato dichiarato che l’ostetrica si era allontanata, lasciando sola la partoriente». Il processo a carico del medico del Salesi riprenderà il 20 settembre prossimo, quando sarà ascoltato il perito incaricato dal tribunale.

«Non sappiamo ancora se il trauma subito durante il parto avrà conseguenze sullo sviluppo cognitivo della bambina – prosegue il legale di parte civile – ma di certo ne porterà i segni per sempre: ha un sopraosso nel cranio e l’ematoma non si è mai riassorbito». «La mia assistita non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione circa la data del processo – ribatte l’avvocato Bernardo Becci, che rappresenta l’ostetrica – ma l’archiviazione della sua posizione era sostenuta dalla relazione del professor Mariano Cingolani, consulente della Procura, che aveva escluso responsabilità in capo all’ostetrica: la donna si era allontanata per pochi istanti solo per preparare la sala parto. Il parto tanto frettoloso, è emerso in seguito alla consulenza, era avvenuto per le piccole dimensioni del feto, un’informazione che era in possesso del dottor Cignitti ma che alla mia assistita non era mai stata comunicata».