Torrette, il primario del pronto soccorso: "Poco dialogo con i reparti"

Aldo Salvi non si nasconde: "E non ci sono strutture filtro"

Ospedale Torrette di Ancona, il pronto soccorso (foto Antic)

Ospedale Torrette di Ancona, il pronto soccorso (foto Antic)

Ancona, 18 febbraio 2018 - «Le difficoltà vanno affrontate insieme». Il dottor Aldo Salvi, primario del pronto soccorso di Torrette – ma anche della medicina d’urgenza e soprattutto capodipartimento dell’emergenza – chiede aiuto ai dirigenti e ai colleghi ospedalieri per risolvere, una volta per tutte, il caos che periodicamente si verifica.

Aiuto significa maggiore disponibilità ad accogliere pazienti nei casi di emergenza, riservare posti letto dedicati e non offrire, al contrario, sempre e solo dinieghi. Salvi minimizza, ma ammette la scarsità di rapporti: «In effetti c’è poco dialogo tra noi, ma non voglio pensare alla malafede dei colleghi. Venerdì abbiamo trovato solo porte chiuse, posti esauriti. Il problema delle dimissioni è molto serio. Io ed altri colleghi del reparto siamo stati occupati soltanto a cercare dei posti per alleviare le attese dei pazienti, riuscendoci appena. Intanto qui arrivavano codici gialli e codici rossi, pazienti che hanno bisogno di essere seguiti con attenzione e poi, nella quasi totalità dei casi, ricoverati, ma se si crea questo tappo è la fine. Nel pomeriggio, alle 14,30, avevamo 125 persone in carico, la metà dei quali codici elevati. Sono state ore molto dure, delicate e soltanto dopo le 22 abbiamo iniziato a respirare. Sono stato costretto ad allungare anche i turni del personale. Oggi (ieri, ndr.), per fortuna, le cose sembrano essersi stabilizzate, ma basta poco tornare nel caos. Dobbiamo essere pronti». Problemi ‘domestici’, ma anche esterni:

«Ci sono delle carenze _ commenta Salvi _, mancano strutture filtro dove mandare i pazienti da dimettere, specie i più anziani. Strutture in grado di occuparsi dei pazienti in post-acuzie che in un ospedale come Torrette non ci devono stare. Ancona ha un problema serio in questo senso. Poi ci sono gli altri ospedali del territorio. Noi ogni giorno accogliamo in pronto soccorso un 10% di pazienti che arrivano da varie zone delle Marche, li valutiamo, curiamo, ma al momento di rimandarli indietro nei territori di residenza spesso riceviamo risposte negative. Non può andare avanti così la situazione. E se poi, per concludere, l’Inrca non riceve più pazienti e gli altri vengono convogliati quaggiù, ecco come il nostro reparto finisce in apnea».