Delitto di via Crivelli, lettera anonima e proiettile al dottor Ariatti

Lo psichiatra non aveva escluso la compatibilità di Antonio Tagliata con il carcere

Antonio Tagliata, in carcere per l’omicidio dei genitori della fidanzata

Antonio Tagliata, in carcere per l’omicidio dei genitori della fidanzata

Ancona, 31 marzo 2016 - Due morti e due ragazzini in carcere. Come se non bastasse questo pesantissimo bilancio, l’inchiesta sul delitto di via Crivelli, in cui Fabio Giacconi e Roberta Pierini sono stati freddati a colpi di pistola da Antonio Tagliata, 19 anni, il 7 novembre scorso ad Ancona, si carica adesso di toni ancora più cupi.

La notizia è che lo psichiatra bolognese Renato Ariatti ha rimesso il mandato dopo una lettera anonima con un proiettile e pesanti frasi che minacciano lui e la sua famiglia.

Ariatti è lo specialista che ha firmato la pre-perizia secondo cui Antonio Tagliata, reo confesso dell’omicidio dei genitori dell’ex fidanzatina 16enne, non è incompatibile con la detenzione in carcere.

Lo psichiatra lo scorso 17 marzo aveva ricevuto dal Gip l’incarico di stabilire con un’ulteriore perizia se Antonio Tagliata fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti, e se sia socialmente pericoloso. Le conclusioni avrebbero dovuto essere illustrate il 27 maggio prossimo.

Il 19 marzo però Ariatti ha ricevuto a Bologna una lettera anonima che arrivava dal Sud Italia: dentro il proiettile e un biglietto con minacce e intimidazioni, alcune agghiaccianti: come quella sui familiari di Ariatti che sarebbero stati «sgozzati come maiali» se la lettera fosse stata resa nota.

"Ad un certo punto sono venute meno le condizioni di serenità in cui lavorare - ha dichiarato il consulente all'Ansa -. Parte del mio lavoro l'avevo concluso e ho deciso di fermarmi, dopo una riflessione allargata".

L’intero plico è stato preso in consegna dai carabinieri di Bologna, che, coordinati dalla procura emiliana, conducono accertamenti per risalire al mittente. E' stato inviato per accertamenti al Ris di Parma

La procura di Ancona ha invece trasmesso gli atti sulle minacce a Laurino alla procura dell’Aquila, competente sui magistrati del distretto dorico. Il sostituo procuratore aveva ricevuto minacce telefoniche indirette, emerse dalle intercettazioni, quando seguiva le prime fasi dell’inchiesta.