Terremoto, parla l'anziana scampata all'apocalisse di Amatrice

Cesarina Silvi, miracolata dell’hotel Roma: "Un ciclone, salvata da una trave" SPECIALE: FOTO E VIDEO - IL CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

Cesarina Silvi, scampata al terremoto di Amatrice

Cesarina Silvi, scampata al terremoto di Amatrice

Ancona, 27 agosto 2016 - «Che paura». Continua a ripeterlo Cesarina Silvi, l’anziana jesina sopravvissuta al crollo dell’hotel Roma di Amatrice. E’ ricoverata in Osservazione Breve Intensiva all’ospedale Caro Urbani di Jesi.

La parte sinistra del corpo di Cesarina Silvi, ex infermiera di Pediatria a Jesi, è ricoperta di ematomi, riesce a camminare con difficoltà, ma il suo pensiero è tutto rivolto al marito Guerrino Pierelli, autotrasportatore in pensione, che risulta ancora scomparso. «Hai freddo? Ti do una coperta» ha chiesto Cesarina a Guerrino martedì notte, una volta tornata a letto dopo essere andata al bagno attorno alle 3,30. Il tempo per lui di risponderle nel dormiveglia: «No, no lascia stare» e «il letto ha iniziato a ondeggiare, fuori «come un forte vortice di vento ed è crollato tutto addosso, calcinacci, polvere».

Cesarina, come sta?

«Io bene, a parte questi ematomi. Una paura incredibile, ma non ho più notizie di mio marito con cui ho parlato appena pochi minuti prima dell’inferno, mi ero preoccupata perché lui è cardiopatico ed ha sempre freddo. Dopo il crollo l’ho chiamato ma non l’ho più sentito, eppure era accanto a me. Non mi capacito. Noi eravamo al piano rialzato sul davanti, non dovrebbe essere sprofondata quella parte».

Potrebbe essere stato trasportato in qualche ospedale e non essere stato riconosciuto?

«E’ la speranza che abbiamo ma mia figlia sta girando da quasi due giorni gli ospedali del centro Italia, invano. Ha anche visto le foto delle persone decedute, secondo lei non c’è. Lui ha un segno nella parte destra della testa, ma è difficile tra tanti».

Cosa ricorda di quei lunghi secondi?

«Come un ciclone il letto che si muoveva ondulando a destra e sinistra poi il crollo, la polvere, il buio. Una trave del soffitto credo mi abbia protetto la testa e con il braccio destro libero ho preso un pezzo di mattone, battendolo per farmi sentire. Sentivo gli amici di Roma della stanza 104 accanto alla mia, mi chiedevano di continuare a parlare. Ma io respiravo con difficoltà, mentre loro vedevano un po’ di luce. Allora nel panico li ho anche mandati a quel paese».

Quando sono arrivati i soccorritori?

«Credo verso le 9. Io ho rivisto la luce a mezzogiorno. L’orologio era ancora funzionante»

Ha sentito la scossa stamattina?

«Sì qui in ospedale, l’infermiera mi ha subito rassicurato. Ho sempre avuto paura del terremoto a partire da quello di Ancona degli anni ’70. La notte prima mia madre in sogno mi aveva avvertito di non fare troppi spostamenti e stare attenta. L’avevo detto a mio marito che aveva scherzato: ‘Hai mangiato pesante’. E pensare che quella era l’unica notte lì ad Amatrice, l’indomani avremmo gustato i bucatini. Guerrino mi chiedeva di andare da 4-5 anni. Così visto che volevamo andare a trovare sua sorella al cimitero a L’Aquila abbiamo prenotato una notte all’hotel Roma di cui tutti parlavano bene».