Terremoto, ecco il pompiere che ha salvato la piccola Giorgia dopo 17 ore

In servizio a Pescara del Tronto: «Io eroe? No, sono uno che scava». Angelo Moroni, per anni ad Ancona, e la storia che ha commosso tutti SPECIALE TERREMOTO: FOTO E VIDEO - UN CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

La piccola Giorgia in salvo dopo 17 ore

La piccola Giorgia in salvo dopo 17 ore

Ancona, 26 agosto 2016 - Caposquadra Angelo Moroni, com’è andato il salvataggio di Giorgia, la bambina rimasta per 17 ore sotto le macerie della sua casa a Pescara del Tronto, oggi una storia simbolo di questo terremoto, una storia che ha commosso tutta l’Italia?

«Mercoledì sera, saranno state 19.30. Avevamo iniziato al mattino con un’altra richiesta, ma sul posto c’erano altri colleghi. Quindi ci hanno dirottato in un posto poco distante, dove dicevano che c’erano delle bambine sotto...».

Chi lo diceva?

«Un parente, i genitori ci hanno detto che erano già in ospedale, vivi. Quindi ci siamo spostati lì. Abbiamo iniziato a scavare dove ci avevano detto che c’era la cameretta delle bimbe. Scavavamo macerie, macerie, sperando di trovare il punto giusto».

Poi...

«Siamo riusciti a capire che era il punto giusto, quando abbiamo trovato la rete del letto dove dormiva Giorgia. E da lì ci siamo fatti forza. Perseverando. Finchè non abbiamo scoperto prima il materasso, poi il cuscino... e si è sentito il rumore di un rantolo. Da lì ci siamo galvanizzati. Capito il punto esatto scavavamo con le mani, piano piano, togliendo polvere e macerie. Si è visto un piedino. Poi il braccio. Il busto. Alla fine l’ho tirata fuori e l’ho consegnata agli altri colleghi e ai sanitari».

La bambina piangeva?

«All’inizio era sotto torpore. Poi piano piano è diventata cosciente. Ha risposto alle domande dei sanitari. Dopo che si è ripresa, ha pianto anche parecchio. L’abbiamo tranquillizzata. Ha iniziato a chiedere acqua, eravamo contenti e collaborava con noi, l’abbiamo messa sulla spinale fuori dal cratere fino alla consegna del 118».

Lei da quanto fa il pompiere?

«Da venti anni»

La soddisfazione più grossa?

«Questa, dopo aver visto tante brutte cose».

Che sensazione le ha dato aver salvato Giorgia?

«Gioia. Ripeto che è stato un lavoro di squadra, senza mangiare o riposarsi per parecchio, ci si dava il cambio per lo scavo...restando lì nelle macerie con le scosse e lavorando sotto, quando alla fine vedi il risultato non ti interessa più nulla».

Ora cosa fa?

«Continuiamo. Io e gli altri non ci riposiamo da quando siamo partiti, cioè da oltre 24 ore. Stanotte a mezzanotte (ieri) siamo riusciti per un attimo a sdriarci»

Vi hanno aiutato anche i cani?

«Sì, giusto. C’erano anche loro. Per cercare di individuare con più precisione. Più cose hai, più fattori hai, più lavori bene».

Quanti terremoti ha fatto in venti anni?

«Quello del ’97 nelle Marche e Umbria, poi L’Aquila, in Emilia nel 2012, questo».

Questo è il peggiore?

«Tutti sono brutti. difficile rispondere. Cose brutte ne vedo tante. Il problema grosso è quando devi soccorrere i bambini e adolescenti. Ti vedi addosso le disgrazie che sono capitate a agli altri, vedi la distruzione».

Dica qualcosa di lei.

«Ho 49 anni. Una moglie e un ragazzo di 18. Ho lavorato a lungo al comando di Ancona, ora sto a Pesaro».

Ora cosa farà?

«Resto qui, non lo so. Le prime sezioni operative hanno un’autonomia di 4 o 5 giorni, finchè non attrezzano le colonne mobili. Ora stiamo recuperando beni per le persone che hanno la casa inagibile».

La cosa che l’ha colpita di più, finora?

«La devastazione che c’è stata. Vedere interi paesi rasi al suolo o quasi».

Si sente un eroe?

«Ma scherziamo? Gli eroi non esistono. Io mi sento quasi imbarazzato. Qui c’è solo gente che lavora e che insieme riesce a ottenere un risultato».