Castelplanio, la storia di Valentina Carboni, ricercatrice in Arabia

La trentenne: "Non sono un cervello in fuga"

Valentina Carboni

Valentina Carboni

Castelplanio (Ancona), 26 febbraio 2018 - Prima di partire per l’Arabia Saudita aveva inviato centinaia di mail nella speranza di ottenere un lavoro in Italia eppure non ama definirsi ‘cervello in fuga’. «Sono un cervello in viaggio». A parlare è Valentina Carboni, 30enne, ricercatrice con la passione per la chimica, di Castelplanio, il paese di Carlo Urbani, il medico morto di Sars.

Carboni vive a Thuwal, un villaggio di pescatori a un’ora di macchina da Gedda, alle porte della Mecca, la città sacra dell’Arabia Saudita, c’è una delle università più avanzate al mondo. E ospita cento italiani tra professori, ricercatori e studenti. Il ramo delle bioscienze è guidato da professori italiani. E in tutte le altre facoltà sono presenti ragazze e ragazzi che hanno lasciato il bel Paese per inseguire il sapere. E avere qualche riconoscimento in più.

Trent’anni e un curriculum fatto di lauree, dottorato e post doctoral a pieni voti, è un’assegnista di ricerca alla King Abdullah University of Science and Technology. Uno dei gioielli nel mondo accademico inaugurato nel 2009 e che ora ospita mille studenti da ogni angolo del pianeta. Qui la giovane di Castelplanio si occupa di «sintesi di nuovi materiali organici porosi». Non è la prima volta che mette piede fuori casa per inseguire la sua passione per la chimica.

«Il mio piccolo paesino nell’entroterra marchigiano – racconta – è il paese di origine di Carlo Urbani, il medico che scoprì il primo caso di Sars». Laurea in chimica e specializzazione in «sintesi organica» all’Università di Camerino, dottorato e post dottorato in chimica, incentrato in fotochimica e chimica supramolecolare all’Università di Bologna con un’esperienza di sette mesi all’Università di Montreal in Canada. E, infine, dall’ottobre del 2016 è «in Arabia Saudita. Ciò che ammiro tantissimo dell’Italia è che siamo in grado di fare una ricerca di alto livello con risorse limitate – spiega –. Ma ovviamente non si vive solo di intenzioni, la mia alternativa sarebbe stata quella di fare la disoccupata in Italia. La mia comunque non è una fuga, perchè si fugge davvero da guerre e carestie, da situazioni che sono nettamente peggiori rispetto a non trovare l’occupazione ideale».

«Ammiro – aggiunge – chi decide di restare in Italia facendo innumerevoli sacrifici. Io ho fatto una scelta diversa che comporta altri sacrifici e come me migliaia di giovani a cui purtroppo il nostro Paese ancora non è in grado di dare risposte».