Ancona, 24 aprile 2011 - ARTE CONTEMPORANEA uguale provocazione, con le polemiche d’ordinanza che ne seguono. Spesso è così, da almeno un secolo. Per non sbagliarsi, poi, l’artista in cerca di gloria non deve far altro che puntare il mirino sulla religione, preferibilmente cattolica. Eppure Federico Solmi, protagonista della mostra ‘incriminata’ organizzata dall’associazione Mac alla Mole Vanvitelliana, di fare scandalo non aveva nessuna intenzione, e nessun bisogno. E’ lui stesso a spiegarlo: “Non volevo assolutamente creare ‘confusione’, o disturbare la quiete di Ancona. Fin dal primo momento in cui sono stato interpellato sulla questione, mi sono detto disponibile a non esporre ‘The Evil Empire’, opera satirica nei confronti della Chiesa cattolica”.

Il Tar ha stabilito la sospensione della revoca decisa dal Comune. Soddisfatto?
“Sì, perché a causa della revoca sono stato censurato a priori. E’ stata una censura preventiva, perché fatta nonostante il documento in cui io ribadivo la mia disponibilità a togliere l’opera ‘blasfema’. Censura illegittima, perché le altre mie opere non hanno un contenuto anti-cattolico. Lo può constatare chiunque andando sul mio sito internet”.

‘The Evil Empire’ però lo è.
«Ma io racconto solo quello che c’è scritto nei libri di storia. Non volere che certe cose siamo viste, o conosciute, mi sembra un atteggiamento ipocrita da parte della Chiesa. Tra l’altro The Devil Empire è il frutto di due anni di lavoro, di una notevole ricerca storica e di un impegnativo utilizzo di varie tecnologie. Detto questo, io sono riconosciuto come artista, cioè una persona che esamina i problemi della contemporaneità senza peli sulla lingua, siano essi il potere di Wall Street o la pornografia. O il potere della Chiesa».
 

Ma lei come si spiega la censura?
«Soltanto con un ordine venuto dall’alto, che voleva cancellare la mostra in ogni caso. Mi ha infastidito il fatto che, dopo aver accettato il sacrificio di non far vedere un capitolo importante della mia carriera, la revoca sia stata mantenuta. Io voglio solo mostrare al pubblico il mio lavoro. Non mi diverto a venire in Italia per essere contestato e ridicolizzato. E’ già successo in passato. Solo che io non sono un quindicenne che disegna graffiti sui muri contro la Chiesa».

Solo in Italia la contestano?
«Pare di sì. Le mie opere sono apprezzate e collezionate in tanti paesi del mondo, e mi hanno aiutato a vincere vari premi, tra cui il Guggenheim. A giugno esporrò alla Biennale di Venezia. Se qualcuno avesse dei dubbi può andare a leggersi il mio curriculum. Ripeto: non ho nessun interesse a venire in Italia per creare un clima di odio».

Si sente offeso da queste reazioni al suo lavoro?
«Chiedo rispetto per un italiano che, lavorando sodo, si è fatto un nome nel mondo partendo dal niente. Io mi alzo tutte le mattine alle 5 per lavorare, a differenza di tanti miei colleghi italiani, che non fanno altro che lamentarsi perché le cose non vanno».