Dario Cassini a Numana per preparare un autunno tra libri, teatro e Colorado

L'attore comico e scrittore sulla riviera del Conero di Giuseppe Poli

L'attore e autore Dario Cassini al Cucale di Numana (Ancona)

L'attore e autore Dario Cassini al Cucale di Numana (Ancona)

Numana (Ancona), 21 luglio 2014 – A settembre uscirà il suo nuovo libro, «Dizionario Donna-Italiano, Italiano-Donna». Nel frattempo Dario Cassini, attore e scrittore comico rinnova le sue energie mentali al sole del Conero. Dalla sua Todi, città umbra che ha scelto come proprio domicilio per tenere lontano lo stress, a Numana, curve e colli in sella alla sua Ktm 990 per raggiungere amici e godersi il mare di Marcelli di Numana, allo stabilimento-ristorante Il Cucale, ormai il «suo» buen retiro marchigiano. Lo hanno lanciato Le Iene, ha lavorato a Zelig e Colorado, a Sky, a Radio Kiss Kiss, ha recitato in numerosi film, tra cui l’ultimo, «Nessuno mi può giudicare». Ora le ultime idee per completare «Dizionario Donna-Italiano, Italiano-Donna», la sua quarta fatica editoriale.

«Uscirà a settembre per farlo resistere in libreria fino a Natale, siamo sulla buona strada per ultimarlo – spiega Dario Cassini -. Un libro molto leggero, una chiave di interpretazione degli equivoci sentimentali. Una guida sentimentale alla scoperta dell’altro sesso. Nei prossimi giorni mi vedrò con i miei editor, che sono Napoli e Garavaglia, gli stessi che lavorano con Fabio Volo. Qui a Numana fisso gli appunti per completare il libro. Una cosa che mi piace fare andando via da casa. Un autore, quando lavora a una cosa, la vede talmente tanto che a un certo punto la detesta. Prima di detestarla la deve decontestualizzare e così vengo qui, con la moto, sono un motociclista “feroce”, da Todi a Numana è una passeggiata». Un feeling con la riviera del Conero nato circa un mese fa, ma con radici lontane.

«Oltre all’amicizia con la famiglia Mercante, nata durante il militare, a Numana e al Cucale mi sono trovato sempre bene. Perché qui c’è un turismo di serenità. I ragazzi trovano occasioni per divertirsi molto e anche per chi non è più ragazzo, o lo è rimasto solo dentro, c’è grande tranquillità». Dario Cassini non pensa solo al libro. «Stiamo preparando lo spettacolo nuovo, che debutterà a ottobre al Teatro Olimpico, per due settimane. Dunque è un’estate di lavoro. Poi ci sono Colorado e altre opportunità che stanno nascendo». Predilige trasmissioni che seguirebbe da telespettatore: così ha trovato la popolarità grazie alle Iene, quindi Zelig, Colorado e altro.

Ma quando pensa alla trasmissione in cui si è identificato di più, risponde: «Stalk Radio, su Sky. Due stragioni straordinarie. Andava in onda da mezzanotte in poi. Ho mutuato il titolo da Talk Radio, una piéce teatrale nonché un film di Oliver Stone. Una trasmissione per la quale ci vuole uno come me: andava in diretta senza alcun tipo di censura, con telefonate da casa, in diretta contemporaneamente in radio, televisione, in streaming, via skype, con i social network attivi e tanta gente che partecipava. Non passa giorno che la gente non mi fermi per strada e mi chieda quando riprenderà. Spero che succeda, era una trasmissione, allucinante, atipica: c’ero io in mezzo a uno studio vuoto, una perfomrance quotidiana notevolissima soprattutto a quell’ora. Venivo da un lungo periodo primaverile, avevo la radio a pranzo, lo spettacolo a teatro la sera. E poi correvo in televisione per la diretta di Stalk Radio. Un periodo un po’ stressante, ma bellissimo».

E poi Le Iene, con Simona Ventura, e il resto: «Le Iene sono il programma che mi ha lanciato definitivamente – conclude Cassini -. In seguito Zelig, quello del periodo storico, un bel gruppo, con Ale e Franz, Ficarra e Picone… Poi ho deciso diversi anni fa di accettare la proposta di Colorado, una trasmissione di comici dedicata a un pubblico più giovane e quindi, forse in maniera involontariamente furba, ho cominciato a coltivare un pubblico più giovane che negli anni continuerà a seguirmi. La televisione è un mezzo. Per sottolineare la propria popolarità e mostrare cosa si è fatto in teatro. Per poi far sì che si inverta il meccanismo».

Giuseppe Poli