De Cristofaro, l'avvocato: "Fu un delitto d’impeto"

L’avvocato Palumbo sull'ex latitante: "Gli piaceva l'avventura"

Il passaporto falso utilizzato da De Cristofaro

Il passaporto falso utilizzato da De Cristofaro

Ancona, 24 maggio 2016 - Al setaccio i movimenti di denaro tramite Money Transfer per risalire ai complici di Filippo De Cristofaro. Gli agenti della Squadra mobile di Ancona, diretti dal dottor Virgilio Russo, intendono scoprire come il Rambo dei mari si sia procurato il denaro che gli ha consentito di vivere due anni da latitante. Quando è stato arrestato aveva con sé 5.900 euro in contanti, probabilmente tutti i suoi ‘risparmi’, una cifra ragguardevole per una persona che si sarebbe mantenuto facendo lo scaricatore di porto. Si cerca di capire se qualche amico o familiare sia riuscito a inviargli denaro. Un’altra ipotesi è che il killer del catamarano abbia condotto attività illecite, mettendosi magari al servizio della malavita: oltre alla carta d’identità falsificata, il 62enne aveva anche una patente nautica, sempre a nome di Andrea Bertone, che potrebbe aver utilizzato per improvvisarsi corriere.

Intanto sono tornati ieri sera gli agenti della Sezione catturandi, guidata dal dottor Carlo Pinto, che la settimana scorsa sono volati in Portogallo per bloccare De Cristofaro, immortalato da una telecamera nell’area di Lisbona. Nella sua fuga De Cristofaro è stato più volte ripreso dalle telecamere, già sul traghetto che dall’isola d’Elba lo ha portato fino a Piombino. Si è spostato quasi sempre in pullman e in treno: ha raggiunto Civitavecchia, poi Roma, quindi Ancona, quasi a voler sfidare la sorte, poi si è fermato a Bari, forse con l’appoggio di un familiare. A fine aprile è stato ripreso due volte a Milano, dove un ex carcerato albanese gli ha fatto recapitare i documenti falsi.

Il ritorno in Italia del 62enne è atteso per la prima metà di giugno: una volta rinchiuso in uno dei penitenziari del Belpaese, difficilmente De Cristofaro potrà uscire di nuovo.

Si augura che gli venga data un’altra chance l’avvocato Filiberto Palumbo, che lo aveva difeso durante il processo per l’omicidio di Annarita Curina, avvenuto il 10 giugno 1988. «Anche il peggior criminale può dimostrare di essere cambiato e di meritare la libertà – commenta il professor Palumbo, ex componente del Csm e docente all’Università di Bari –. De Cristofaro ha violato un patto di fiducia con lo Stato, ma in realtà non l’ho mai considerato un pericoloso criminale. Gli piaceva l’avventura, ma quell’omicidio è stato un delitto d’impeto: ha ucciso dopo che la Beyer aveva tentato di accoltellare la Curina».

Riguardo al processo «De Cristofaro è stato davvero sfortunato: durante il passaggio al nuovo codice penale aveva scelto il rito abbreviato per ottenere uno sconto di pena, successivamente giudicato incostituzionale. Così si è dovuto difendere allo stato degli atti, senza andare a dibattimento». Il professor Palumbo ha avuto notizie da De Cristofaro nel 2010, «quando gli indicai come chiedere la grazia. Pensare che nel giro di breve tempo avrebbe ottenuto la libertà vigilata». In questa storia l’avvocato vede un lato positivo: «La figlia ora fa la giornalista televisiva in Olanda, segno che questa tragedia non ha travolto anche lei».