L’ex Pd Spacca fa infuriare Renzi. E nelle Marche le urne sono a rischio

Ricorso alla Consulta contro il terzo mandato del governatore

Gian Mario Spacca annusa un tartufo

Gian Mario Spacca annusa un tartufo

Ancona, 13 aprile 2015 - Uno scontro senza esclusioni di colpi quello che si sta consumando nelle Marche a poco più di un mese e mezzo dalle elezioni regionali e che adesso mette a rischio anche il ritorno alle urne. A fronteggiarsi sono il governatore uscente Gian Mario Spacca e il Pd, suo partito di riferimento fino a qualche mese fa.

A creare il «caso» proprio Spacca, da dieci anni alla guida della Regione con una maggioranza di centrosinistra, che adesso è pronto a diventare il leader di una coalizione di centrodestra dopo che il Pd ha detto no a un terzo mandato. Spacca ha allora creato un nuovo movimento, Marche 2020, che ha trovato il consenso di Area Popolare (Udc e Ncd) ed è in attesa di ricevere l’ok anche da Forza Italia. La Lega e Fdi-An restano scettici anche se proprio oggi Berlusconi dovrebbe fare un tentativo con Salvini per cercare di dare vita a una grande alleanza in grado di spodestare il centrosinistra dalle Marche.

Davanti alle mosse di Spacca i democratici, oltre ad averlo definito «traditore» con il segretario regionale Francesco Comi, adesso passano alle maniere forti. E a scendere in campo è lo stesso premier Renzi che, nell’ultimo Consiglio dei ministri, ha posto il tema della costituzionalità della legge elettorale delle Marche.

La questione è la possibilità o meno per un governatore di presentarsi per la terza volta consecutiva davanti agli elettori. Secondo l’articolo 122 della Costituzione questo non è possibile. Il problema è che la recente legge elettorale varata dal Consiglio regionale delle Marche stabilisce questo «blocco», ma solo a partire dalla prossima legislatura.

In sostanza via libera al terzo mandato per Spacca. E ad avallare questa legge ci aveva pensato, nel febbraio scorso, anche il Pd pur di evitare uno scontro aperto con Spacca impedendogli di scendere in campo per la terza volta, semmai con la speranza che alla fine desistesse.

Ma i dem avevano sbagliato i calcoli tanto che oggi Spacca è in piena corsa e attende solo buone nuove da Salvini visto che con il debutto nelle Marche di Area Popolare è scomparso anche il simbolo di Ncd tanto odiato dal leader leghista. Ecco quindi il colpo di coda che, questa volta, arriva direttamente dal Consiglio dei ministri dove venerdì sera è stato presentato il documento istruttorio sul caso della legge elettorale delle Marche.

Il ricorso alla Consulta dovrebbe essere inviato la prossima settimana. Sul fronte Pd, però, è il vice segretario dem Lorenzo Guerini a gettare acqua sul fuoco: «Il ricorso alla Consulta non è una questione politica e se Renzi se ne occupa non è in qualità di segretario del Pd, bensì da premier. Il tema in questo caso sono le regole, e sulle regole il partito non entra nel merito. Sarà il Consiglio dei ministri a valutare l’eventuale irregolarità procedurale e, in tal caso, a chiedere alla Consulta di risolverlo. Anche in quel caso non sarà una decisione politica».

Bene, ma se la Consulta si dovesse esprimere entro il 31 maggio le Marche rischiano di non andare al voto? E se lo facesse dopo le elezioni sarebbero nulle? Alla Consulta e a Renzi l’ultima parola.