Attentato Barcellona, "barricato a due passi dall’inferno"

L’osimano Andrea Fattorini si è chiuso nel negozio dove lavora

Attentato Barcellona, "barricato a due passi dall’inferno"

Attentato Barcellona, "barricato a due passi dall’inferno"

Barcellona, 19 agosto 2017 - «Non capivamo cosa fosse successo. Abbiamo visto le auto della polizia, sentivamo le sirene, e poi le urla della gente che scappava di corsa piangendo. E allora siamo fuggite anche noi». Lucia Calamante, 44enne di Castelfidardo, da tre anni vive a Barcellona con il fidanzato, Andrea Fattorini, osimano di 36 anni. E giovedì pomeriggio si è ritrovata a passeggiare sulle Ramblas poco dopo l’attentato con una sua amica, Marta Marzocchi, di Camerano.

«Abbiamo fatto diversi giri in centro – racconta Lucia, che lavora con Airbnb –. Alle 15.30 siamo andate alla Boqueria, poi al Barrio Gotico e verso le 17 eravamo in placa Catalunya: lei voleva andare a comprare dei fumetti al centro commerciale Fnac. Andando lì, un passante ci ha detto di fermarci perché era pericoloso. Io pensavo parlasse dei turisti, del rischio di furti, non gli ho dato peso. Poi però davanti al Corte Ingles ho visto i lampeggianti della polizia, le sirene, e la gente che urlava e piangeva e correva via, in tutte le direzioni. Ho pensato che potesse essere un attentato, ho sentito un ragazzo dire che un furgone era entrato nella Rambla, e siamo scappate anche noi. La metro era ancora aperta, con il senno di poi abbiamo fatto male, ma era la cosa più veloce per tornare a casa, e io volevo tornare subito a casa. Nessuno sapeva cosa fosse accaduto. Arrivate nell’appartamento, c’era il nostro coinquilino che stava vedendo le immagini in televisione».

Lucia ha chiamato subito Andrea, che lavora in una boutique nella via più chic di Barcellona, Paseig de Gracia, a due passi dal luogo dell’attentato (il video). «Si erano chiusi in negozio – racconta ancora lei – e avevano fatto riparare alcune persone che fuggivano, pur non sapendo chi fossero. Tra queste, c’era anche un bambino solo, si era perso: una cosa che lo ha molto colpito. Poi, dopo circa un’ora e mezza, la polizia ha fatto uscire le persone dal negozio e ha detto di non far entrare più nessuno: ancora non si sapeva chi e dove fossero gli attentatori. C’era il caos totale. Alle 20 è uscito ed era impaurito, senza sapere se prendere il bus, o andare a piedi visto che noi siamo vicini alla Sagrada Familia, in centro, per altro anche questa è una zona a rischio».

Dopo una notte di incubi, i ragazzi ieri hanno cercato di recuperare un po’ di normalità. Andrea è andato al lavoro, mentre la loro amica, come già deciso, è tornata in Italia: all’aereoporto in tanti stavano anticipando il volo per andarsene da Barcellona. «Invece una comitiva di amici che sono qui in questi giorni, Cristiano Staffolani e Sara Galletti di Osimo, Raffaella e Alessandra di Filottrano e Osimo, sono rimasti. Sono andati al Parc Guell, c’era molta polizia. Le feste di quartiere, molto importanti qui, sono state annullate. Comunque per ora non me la sento di tornare in centro».

Malgrado la paura, la coppia non pensa di rientrare. «Avevamo detto tante volte che se ci fosse stato un attentato sarebbe stato sulle Ramblas, sempre piene di gente. La paura c’è, il desiderio di tornare in Italia anche, ma qui lavoriamo grazie al fatto che conosciamo le lingue, invece nelle Marche cosa potremmo fare? Per ora non pensiamo di tornare, anche perché questi attentati possono avvenire ovunque».

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