"Niente soldi, tesori a rischio"

Intervista al sovrintendente Gizzi dopo l’inchiesta del Carlino

Stefano Gizzi

Stefano Gizzi

Ancona, 5 agosto 2014 - Stefano Gizzi, soprintendente ai beni architettonici delle Marche, Ancona tutela al massimo le sue ricchezze culturali?

«Direi di no, il patrimonio è ampio, ma poco sfruttato. Di lavoro ce ne sarebbe parecchio da fare, ma mancano le risorse».

Come può intervenire la soprintendenza?

«Per quella che è la nostra competenza ben poco. L’architettonica, quella da me guidata, ha in dotazione nell’intero territorio marchigiano la proprietà di appena quattro edifici storici: la nostra sede in piazza del Senato, palazzo Ferretti e le rocche di Senigallia e Gradara».

Quindi è sul resto che avete problemi?

«Certo, trattare con le amministrazioni non è semplice. Prendiamo il Comune di Ancona che, come altri, è in difficoltà e non possiede fondi importanti da dedicare al settore dei beni culturali. Eppure si potrebbe iniziare».

Da che cosa, ad esempio?

«Il convento di San Francesco, tanti sono stati i contatti con l’amministrazione per trasformare l’area sullo stile all’inglese. Un progetto che non sarebbe troppo oneroso».

C’è tanto da fare, ma come si coniuga il suo interim alla direzione regionale dei beni culturali?

«Senza problemi. Molto dipenderà dal criterio di applicazione del decreto Franceschini in materia di beni culturali. Le direzioni regionali dovrebbero scomparire, sostituite da un segretariato centrale e non è chiaro che fine faranno le stesse soprintendenze e gli uffici annessi».

Intanto la guida dell’archeologica è vacante da due anni, cosa ne pensa?

«Il ministero ha fissato un bando che scade il 13 agosto prossimo. Mi suona strano, visto che non è sicuro che le soprintendenze resteranno al loro posto».

Maurizio Landolfi si è detto deluso per essere costretto ad andare in pensione, cosa ne pensa delle sue affermazioni?

«Landolfi merivata quel posto, è un professionista competente, sono rimasto molto dispiaciuto dalla sua decisione di mettersi a riposo».

Il patrimonio archeologico anconetano soffre, non è d’accordo?

«Tantissimo. Ancona è davvero ricca sotto questo profilo, ma ogni sito è scollegato dagli altri e in stato di abbandono. Sotto il palazzo degli Anziani esiste una cappella palaziale bizantina meravigliosa, se n’era occupata la Polichetti, ora è abbandonata. La mia idea è unirli tutti, partendo dal cuore, ossia dall’Anfiteatro e dal foro romano».

Più in generale, ci sono speranze per recuperare il nostro patrimonio?

«Dobbiamo operare tutti verso una riconversione turistica di Ancona, esiste un progetto ministeriale per ottenere fondi specifici dall’Ue, non lasciamoceli sfuggire».