Indesit, il no dei Merloni ai cinesi che offrivano più di Whirpool

Il retroscena dell'accordo per la cessione dell'azienda di elettrodomestici di Alessandro Di Marco

La sede centrale della Indesit a Fabriano

La sede centrale della Indesit a Fabriano

Fabriano (Ancona), 14 luglio 2014 - I Merloni rinunciano a diverse decine di milioni di euro preferendo l’offerta di Whirlpool da 758 milioni di euro per il 60,4% del pacchetto azionario di Indesit a quella economicamente ben più vantaggiosa dei cinesi della Sichuan.

Una scelta per certi versi in controtendenza tale da credere come la dinasty fabrianese abbia agito con una mano al portafogli ma anche una sul cuore, magari pensando che il patron Vittorio – da tempo malato e fuori dai giochi – con ogni probabilità non avrebbe mai venduto e se proprio avesse dovuto farlo il suo primo pensiero sarebbe stato quello di trovare un successore il più degno possibile, in grado cioè di assicurare stabilità e continuità a una lunga storia d’amore con gli elettrodomestici. Forse proprio per questo i quattro figli del patron e fondatore hanno optato per una holding da 70mila dipendenti presente in tutto il mondo, piuttosto che la pur emergente e munifica impresa asiatica di fatto però semi-sconosciuta in Europa e quindi considerata priva di quel pedigree ritenuto indispensabile per guadagnarsi il brand Indesit. E poi, se proprio c’è da farne una questione di soli freddi numeri, tutto si può dire fuorché l’impresa sia stata svenduta, in quanto la cessione a 11 euro per azione di fatto ha reso il doppio se la stessa operazione fosse stata effettuata un anno fa quando il valore di Borsa delle quote era inferiore ai sei euro.

Ma se da una parte Whirlpool sembra fornire garanzie da primattore sul mercato del bianco, dall’altra i sindacati temono tagli e accorpamenti e non solo perché la holding statunitense appena qualche mese fa ha annunciato la chiusura del sito svedese di Norkoepping e dello stabilimento italiano a Spini di Gardolo in provincia di Trento. Gli americani avrebbero il colpo di forbice piuttosto facile e il timore è che la produzione speculare tra il polo varesino griffato Whirpool e i siti fabrianesi Indesit di Albacina e Melano rendano forte la tentazione per il management di procedere a fusioni con possibile penalizzazione proprio per gli asset marchigiani.

Da qui la partita che si sta già giocando per capire se abbia validità giuridica o meno l’intesa firmata da Indesit, Ministero e parti sociali sui licenziamenti bloccati fino a tutto il 2018. Intanto la cessione della holding da 15mila dipendenti, buona parte dei quali nei tre poli produttivi italiani (Fabriano, Comunanza e Caserta) diventa anche un caso politico con il governatore Gian Mario Spacca che finisce sotto tiro. «Il fatto che il governatore si sia detto all’oscuro della conclusione repentina della trattativa dimostra come già nella sua Fabriano abbiano deciso di scavalcarlo», è l’attacco del consigliere regionale del gruppo ‘Per le Marche’ Erminio Marinelli. Parole che fanno il paio con quelle del collega di Ncd Daniele Silvetti, secondo cui «è clamoroso il ruolo di mero spettatore di Spacca».

Alessandro Di Marco