Migranti, si riparla dell’ex Tubimar come centro d’accoglienza

In queste ore in arrivo ad Ancona quelli sbarcati a Reggio Calabria

I capannoni dell’ex Tubimar

I capannoni dell’ex Tubimar

Ancona, 25 luglio 2016 - Sono arrivati ieri nel porto di Reggio Calabria a bordo della nave Vega 729 migranti, di cui 424 uomini, 151 donne, 152 minori e due neonati. I migranti provengono da Ghana, Libia, Marocco, Nigeria, Senegal, Sudan e Pakistan e una parte di loro giungerà nelle prossime ore anche nelle Marche e ad Ancona.

E davanti a questi continui sbarchi e smistamenti di migranti ecco che si torna a parlare dell’utilizzo dell’ex Tubimar al porto come possibile area di prima accoglienza. Nessuno lo conferma ufficialmente, ma dietro a questa vecchia idea c’è fermento.

Il 26 luglio ad Ancona arriverà il capo della polizia, l’ex capo della protezione civile Franco Gabrielli. Una visita alla questura di Ancona fissata da tempo e che rientra nella normale attività conoscitiva delle realtà locali da parte del vertice nazionale della Polizia di Stato.

In mattinata Gabrielli sarà a Perugia e nel pomeriggio ad Ancona, dove, oltre a incontrare il questore Oreste Capocasa, potrebbe effettuare un sopralluogo proprio nella struttura industriale al porto. Lo stesso questore smentisce l’ipotesi, ma sembra che il governo abbia fretta di reperire strutture capaci di accogliere gruppi più nutriti di profughi. Nella provincia di Ancona la situazione strutturale in questo senso è difficile: con appena un terzo dei Comuni disposti ad accogliere gli immigrati, i posti sono saturi e dunque si cercano strutture più grandi.

Ormai tramontata l’ipotesi del cantiere per i lavori della terza corsia dell’autostrada, mai decollata quella dell’ex caserma ‘Saracini’ a Falconara, ecco che uno dei capannoni dismessi dell’area Tubimar potrebbe tornare d’attualità. Ad onor del vero, non ci sarebbero progetti di immediata attuazione: «Non siamo stati informati in tal senso – dice il presidente dell’Autorità portuale, Rodolfo Giampieri –, noi, ma neppure la prefettura. Certo, le cose possono cambiare in fretta».

L’ex Tubimar ha una cubatura importante, chiuso e sigillato, a parte il settore lato silos, dove i due ingressi sono stati sbarrati con delle recinzioni, da dove, tuttavia, è possibile osservare all’interno. Erbacce, detriti e vuoto cosmico. Esternamente il capannone appare in condizioni accettabili, dentro la visione non è così ottimistica. Per immaginare l’edificio trasformato in un centro di accoglienza ci vogliono parecchi sforzi, eppure logisticamente l’ex Tubimar sembra l’unica scelta assennata per affrontare l’emergenza. Un luogo idoneo e decoroso per accogliere persone in difficoltà.