“Ci sono troppi interessi in ballo, l’omicidio stradale non passerà”

Parla il papà di Francesco Saccinto, ucciso a 14 anni da un camion

Vittorio Saccinto con il figlio Francesco

Vittorio Saccinto con il figlio Francesco

Corinaldo (Ancona), 25 marzo 2015 - «VORREI essere smentito, ma secondo me la proposta dell’omicidio stradale rimarrà solo sulla carta o meglio sulle intenzioni. Una boutade che viene tirata fuori ogni volta che purtroppo c’è un incidente e ci sono i morti, sull’onda dell’emotività». A parlare Vittorio Saccinto, il papà di Francesco, lo studente corinaldese non ancora 15enne che la sera del 10 settembre 2013 venne travolto ed ucciso da un furgone guidato dal muratore corinaldese 38enne, che si era messo alla guida ubriaco.

Un dolore che si rinnova ogni volta che una giovane vita viene spezzata sulla strada, come quella di Elio Bonavita anche lui 15enne, morto a Monza in uno schianto provocato da un pirata della strada.

Perché secondo lei la proposta lanciata dal ministro Alfano non avrà seguito?

«Ripeto, sarei il primo ad essere contento, anche se ormai per il mio Francesco non varrebbe – commenta Saccinto -. Ma ci sono una seie di ragioni per le quali sono pessimista».

A cosa si riferisce?

«Penso ad esempio che un anno fa, era l’aprile del 2014, l’allora Ministro dei trasporti Maurizio Lupi in una audizione alla Camera si era detto contrario alla introduzione di questo reato, sostenendo che i comportamenti negativi si combattono con la prevenzione e non con la repressione. E poi qualcuno si ricorda che il premier Matteo Renzi quando era sindaco di Firenze era stato il primo firmatario della proposta di introduzione di omicidio stradale avanzata dalla associazione ‘Lorenzo Guarnieri’, un altro giovane ucciso sulla strada. Adesso che è presidente del consiglio da più di un anno, perché Renzi non ha dato seguito a quell’impegno?. Ma oltre a questo ci sono anche altre ragioni che non mi fanno sentire ottimista».

E quali sarebbero?

«Non lo dico io, ma è emerso in diversi incontri dei quali mi sono documentato. In particolare mi riferisco alle potenti lobby, prima tra tutte quella delle grandi compagnie di assicurazione e quella dei produttori di alcolici. Insomma ci sono troppi interessi».

Lei comunque ha una idea ben precisa…

«Certo, Guidare un veicolo senza patente e con un tasso alcolemico altissimo non equivale ad accettare la possibilità di cagionare un incidente stradale e la morte di chi sventurato gli si trova davanti? Non equivale ad avere una pistola carica e sparare?».