Ancona, 30 marzo 2012 - Tragedia questa mattina a Osimo, dove un padre, Giorgio Binci di 61 anni, ha accoltellato il figlio Alberto di 28 per poi suicidarsi.

Mentre per il padre non c’è stato nulla da fare, il figlio è stato trattato sul posto e trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Torrette di Ancona in condizioni gravissime. Il giovane si trova ora ricoverato nel reparto di rianimazione ed è in prognosi riservata. Il 28enne ha riportato varie ferite da taglio tra cui, la più grave, che gli ha lesionato l’intestino, ma nonostante la gravità delle ferite, non è in pericolo di vita. Sull’episodio indaga la polizia. Gli investigatori stanno cercando di risalire alle motivazioni che hanno fatto compiere il folle gesto al genitore.

Alberto, precario, aveva da poco trovato lavoro come cuoco in una pizzeria per l’estate. Il padre Giorgio era in pensione da tempo: prima faceva l’impiegato presso una fabbrica di cucine della zona. La moglie, da cui viveva separato da una quindicina di anni, gestiva un negozio di abbigliamento presso un centro commerciale e ora non vive più a Osimo.

Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che il figlio volesse far prendere delle medicine (antidepressivi) al padre, che però si opponeva. All’insistenza del figlio, l’uomo ha preso un coltello per poi ferire gravemente il ragazzo. I due, al momento del dramma, si trovavano da soli in casa. L’uomo, accortosi di quanto compiuto, ha iniziato a vagare per il condominio svegliando anche i vicini che hanno allertato polizia e 118, dopodiché è tornato in casa e si è ucciso, credendo probabilmente di aver ammazzato il figlio, riverso a terra in una pozza di sangue. Ha afferrato un coltello da cucina di grosse dimensioni che era in casa e, dopo avere colpito Alberto, è uscito sul pianerottolo e si è conficcato l’arma nel petto, reggendola con due mani. Il medico legale che ha effettuato la prima ricognizione cadaverica, Adriano Tagliabracci, non ha rimosso il coltello in attesa dell’autopsia, ma ha valutato che la lama, probabilmente lunga una quindicina di centimetri a giudicare dal manico, abbia quasi perforato il torace da parte a parte.
 

Non aveva mai attuato gesti violenti o autolesionistici prima d'ora. Una vita di assoluta normalità. L’unico incidente degno di nota - ricorda la tabaccaia che ha il negozio lì vicino - risale alla grande nevicata di febbraio: l’Audi condotta da Alberto era scivolata sulla strada ghiacciata ed era finita in un giardino sottostante, sfondando una ringhiera. Una delle ultime persone ad avere visto Giorgio Binci, ieri mattina, era stata la badante di un’anziana che vive nello stesso stabile. ‘’Stava portando via i rifiuti, mi ha salutato - dice oggi - era tranquillo’’.

L’uomo soffriva da tempo di depressione, tanto che era andato in pensione anticipatamente per malattia. ‘’Non lo fare! Non lo fare!’’. Questo il grido disperato di uno dei vicini di casa, accorsi sul posto: l’uomo ha avuto appena il tempo di vedere il 61enne che brandiva il coltello con cui poco prima aveva ferito il figlio Alberto di 27 anni e poi se lo conficcava nel torace. Un altro vicino, accorso pochi istanti dopo, ha visto il corpo ‘’in un lago di sangue’’. Stamattina qualcuno ha pulito, rimangono alcuni aloni sul pavimento e qualche macchia di sangue sul muro. I residenti sono ancora sotto choc. Padre e figlio vengono descritti da tutti come ‘’tranquilli e riservati, anche durante le riunioni di condominio’’.