Numana (Ancona), 7 maggio 2013 - C’ERANO anche clienti borderline nel carnet di Adriana Mihaela Simion, la romena di 26 anni uccisa il 7 aprile in un trilocale di Marcelli di Numana. Ad un mese dal delitto, continua a ritmi serrati l’attività di indagine dei carabinieri del Reparto Operativo, che coordinati dal pm Irene Bilotta lavorano per risalire all’omicida. Gli inquirenti, dopo aver sentito decine di persone, tra cui clienti, colleghe, amici e familiari, hanno ricostruito i contatti della squillo, cui si rivolgevano anche persone che avevano difficoltà a relazionarsi con le donne.

CLIENTI disposti a pagare tariffe orarie da capogiro per poter rimanere più a lungo con la bella 26enne, per restare in sua compagnia oltre il tempo strettamente necessario al rapporto sessuale. Alcuni chiedevano di essere accompagnati in uscite fuori, di poter parlare, di confidarsi. Tra i gialli ancora da chiarire resta però il fatto che nell’abitazione di via Fermo, dove Adriana riceveva i clienti, siano spariti i soldi che la giovane aveva incassato per le prestazioni della mattinata di domenica 7 aprile, nelle ore precedenti l’omicidio. La ragazza avrebbe dovuto avere alcune centinaia di euro, ma del denaro non è stata trovata traccia. La pista dell’omicidio per rapina sembra però la meno battuta dagli inquirenti: se l’obiettivo del killer fosse stato quello di impossessarsi del denaro, probabilmente sarebbe entrato in azione in una giornata di maggior lavoro e non nel primo pomeriggio, quando la ragazza aveva ricevuto ancora pochi clienti.

L’IPOTESI è che tra Adriana ed il suo assassino sia scoppiata una lite, poi degenerata in una colluttazione e quindi nell’aggressione a colpi di coltello. La giovane aveva più di trenta segni di lama sul corpo, di cui tre più profonde (fatale quella all’addome), oltre ad ecchimosi al volto che fanno pensare a colpi inferti a mani nude da una persona di una certa forza, che poteva facilmente avere ragione dell’esile 26enne. Si attendono i risultati degli esami condotti dai carabinieri del Ris di Roma per stringere il cerchio attorno all’omicida, che dovrebbe essere una persona con la quale la ragazza aveva una certa confidenza.