Castelplanio (Ancona), 19 dicembre 2013 – Quando ha ricevuto la comunicazione di Papa Francesco per poco non cadeva a terra dall’emozione. L’ha letta e riletta e ha guardato la foto autografata del Santo Padre. E l’ha fatta vedere alla moglie chiedendole se era proprio vero. Il Papa ha letto le poesie a lui dedicate all’interno del libro 'I Palloni de Castello' e, tramite la Segreteria di Stato, ha ringraziato esprimendo la sua riconoscenza e gli ha inviato la santa benedizione oltre a una foto con tanto di autografo.

Aldo Calderigi, poeta naif castelplanese, qualche giorno fa ha pubblicato il suo terzo libro di poesie rigorosamente in vernacolo. Il teatro comunale strapieno di pubblico, autorità locali, addetti ai lavori e c'era anche lo storico Riccardo Ceccarelli che aveva scritto la prefazione del libro. Ma che Calderigi, con la collaborazione dello studio Creative Project che ha curato tutti i suoi libri, avesse mandato le poesie al Papa era rimasto rigorosamente top secret.

Poi, ieri l’altro, nella cassetta della posta c’era la lettera con il marchio Città del Vaticano. Nella missiva la Segreteria di Stato assicura che quelle poesie sono giunte al Sommo Pontefice ed “esprime a Suo nome viva riconoscenza per il premuroso pensiero e ne partecipa la Benedizione...”.

Due le poesie dedicate al Papa. La prima, lunga, quando il cardinale argentino è salito sul trono di Pietro, l’altra - più breve – è dell’ottobre scorso, quando Calderigi scrive del cambiamento già percepibile voluto dal nuovo Papa “....anzitutto dige che ‘a Chiesa dev’esse accojente/povera.... e stare in mezzo alla gente/un rimprovero al prede che r’mane in sagrestia/fori da ‘sti locali! girade pe’ la via”. Sul fatto che il Santo Padre non indossi le scarpe rosse ma dei semplici scarponi, Aldo spiega che il Papa lo fa “perché se sente ‘n pastore/sta in mezzo al gregge e loro sente l’odore...”.

Calderigi sembra un giovanotto nonostante i suoi 78 anni, nato in una famiglia contadina di Rosora che si trasferisce a Castelplanio nel 1950. La passione per lo studio si ferma troppo presto perché ci sono i campi da lavorare. Così Aldo giunge alla poesia quando non ha più obblighi e può godersi pensione e libertà. Inizia a scrivere versi in vernacolo, il suo, senza problemi e doveri. Racconta storie in parte autobiografiche ma soprattutto memorie come testimonianza storica. Ha pubblicato tre libri. “Poesie in rima” nel 2006, “C’era una volta” nel 2010 e ora “I Palloni de Castello”. I palloni sono le mongolfiere di carta che, a Castelplanio, si lanciano dal lontano 1770. Ha uno scaffale pieno di trofei e medaglie, una splendida famiglia e tante cose ancora da dire. In rima, ovviamente.