Alluvione di Senigallia, ecco i primi indagati. "Ora possiamo chiedere i danni"

Chiusa l'inchiesta sul disastro del maggio 2014 FOTO Inferno di fango

IL DISASTRO I magistrati dovrebbero chiudere il fascicolo entro  maggio

IL DISASTRO I magistrati dovrebbero chiudere il fascicolo entro maggio

Senigallia (Ancona), 14 marzo 2017 - Aperta contro ignoti, l’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo sull’alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014 vede iscritti i primi indagati. Ora sarebbero state individuate le prime responsabilità del disastro, anche se ancora ci vorrà qualche tempo prima che agli indagati venga notificato l’avviso di conclusione delle indagini. Top secret l’identità degli indagati, proprio perché ancora non sono stati notificati atti agli interessati. L’inchiesta ha comunque preso in esame tutti gli enti coinvolti nella manutenzione degli argini del Misa e nei soccorsi agli alluvionati. Le indagini, terminate nel dicembre scorso, erano state condotte dagli uomini dell’ex Corpo forestale dello Stato (oggi carabinieri forestali) che avevano consegnato alla Procura una relazione di 270 pagine.

Già in precedenza ai magistrati che coordinano l’inchiesta, i sostituti procuratori Irene Bilotta, Ruggiero Dicuonzo e Rosario Lioniello, era stata consegnata la relazione del consulente tecnico che ha esaminato lo stato del Misa, degli argini e delle aree alluvionate. E’ probabile che la Procura di Ancona, data la complessità degli aspetti messi in luce dalle indagini, decida di procedere per stralci. Il fascicolo ipotizza i reati di disastro colposo e omicidio colposo, ma non a tutti gli indagati, probabilmente, saranno contestati entrambi. Le indagini di forestali e consulente, terminate l’anno scorso, erano andate molto a ritroso nel tempo e avevano messo in luce la mancata manutenzione degli argini e l’utilizzo di fondi pubblici per opere che, apparentemente, non erano finalizzate direttamente all’attenuazione del rischio idrogeologico, come invece dichiarato. 

Tra l’altro l’esondazione del Misa, stando agli studi, non era un evento imprevedibile, perchè il fiume in passato aveva rotto gli argini esattamente nello stesso punto, come nel 1976, quando una persona era morta a Borgo Bicchia, nello stesso punto in cui nel 2014 aveva perso la vita Aldo Cicetti, 80 anni, sorpreso dall’acqua negli scantinati di casa. Uno degli interventi presi in esame dagli inquirenti è stata la pista ciclopedonale ‘PercorriMisa’, lunga 13 chilometri e costata 750mila euro. L’alluvione di tre anni fa aveva causato tre morti e l’allagamento di 5mila abitazioni, con danni per 179milioni di euro.