Mercoledì 24 Aprile 2024

Senigallia, soffre di Sla: gli negano il testamento biologico

Max Fanelli non può firmare il documento e comunica solo tramite computer vocale

Massimo Max Fanelli è un ex consulente di Rimini

Massimo Max Fanelli è un ex consulente di Rimini

Senigallia, 28 gennaio 2015 - Si è visto negare anche la possibilità di firmare il testamento biologico. Massimo ‘Max’ Fanelli, il consulente riminese di 54 anni ormai senigalliese d’adozione - dopo aver lanciato nei giorni scorsi un appello al Parlamento chiedendo di discutere quanto prima una legge che tuteli il diritto all’eutanasia - torna ancora a far parlare di sé.

Questa volta come detto, a causa della legge e della inflessibilità di un notaio, chiamato a raccogliere le volontà di Fanelli, colpito dal settembre 2013 da una grave forma di Sla che gli impedisce ogni movimento, anche di parlare. Neanche la possibilità di firmare e quindi di sottoscrivere le sue volontà. Proprio questo è stato considerato un ostacolo alla possibilità di accogliere da parte del notaio il testamento biologico di Massimo Fanelli.

Il computer vocale non è infatti contemplato come mezzo di comunicazione testamentaria e quindi per il consulente si è chiusa la possibilità – almeno per il momento – di rendere note le sue volontà. Molto attivo fino a che la salute glielo ha consentito, Massimo Fanelli ha dato vita assieme alla moglie Monica alla associazione di volontariato ‘Compagni di Jeneba’ che opera in particolare in Sierra Leone.

“Vivo, anzi sopravvivo con il disagio psicofisico di questa malattia che tra dolori e disagi psicologici raggiunge e spesso supera il limite di sopportazione della dignità umana – aveva scritto Fanelli ai parlamentari -. Tutto questo è aggravato dalle leggi in vigore che non prevedono e non regolamentano il diritto all’eutanasia come in parecchi paesi civili. E’ umano e nobile quindi difendere il diritto all’autodeterminazione e della libertà di scelta dei malati terminali di come e quando poter porre fine alla propria vita in modo da evitare atroci sofferenze difendendo quella componente indispensabile della nostra libertà che si chiama dignità”.