Carabiniere suicida ad Arcevia, il sindaco-amico sconvolto: «Mai confidato disagi»

Andrea Bomprezzi: «Ci siamo capiti fin da subito. Qui sarà lutto cittadino»

Il maresciallo dei carabinieri Andrea Carnevali

Il maresciallo dei carabinieri Andrea Carnevali

Arcevia, 21 novembre 2014 - IL SINDACO di Arcevia, Andrea Bomprezzi, al telefonino, spesso si ferma e riposa la voce. Lui che con le parole non ha mai difficoltà, per una volta fatica a trovare continuità nell’eloquio perché l’emozione si fa sentire quando decide, attraverso il Carlino, di aprire l’album dei ricordi della sua personale amicizia con il maresciallo Andrea Carnevali.

Sindaco, quanto è scosso da questa improvvisa notizia?

«Tanto e con me buona parte della comunità che ormai da più di dieci anni aveva imparato ad apprezzare le grandi qualità dell’uomo e del professionista. E’ quindi doveroso che, per la prima volta da quando sono sindaco, sarà proclamato il lutto cittadino nella giornata in cui si svolgeranno i funerali».

Lei che idea si è fatto visto che gli inquirenti sono quasi certi del suicidio?

«Non entro nel merito delle indagini, né delle varie ipotesi. Personalmente non mi capacito di ciò che è accaduto. Con me, se è questo che volete sapere, non ha mai vacillato nè avuto modo di confidarmi chissà quale problema o disagio. E’ sempre stata una persona che trasmetteva sicurezza».

Ci parli, allora, del suo rapporto con Carnevali: da dove cominciamo?

«Direi dalle prime volte, ormai tanti anni addietro, in cui in qualità di sindaco ho iniziato a confrontarmi con lui come interlocutore assiduo. Sin da sùbito ho capito di avere a che fare con una persona estremamente capace nel proprio mestiere, ma al tempo stesso in grado di esternare di un’umanità veramente forte. Ecco in lui hanno sempre convissuto il professionista inappuntabile e la grandezza dell’uomo».

C’è chi lo ricorda come un tipo abbastanza riservato: è così?

«Di sicuro era una persona seria, ma quando era il momento di scherzare non si tirava indietro e non aveva problemi a fare pure lui qualche battuta. Ripeto, con lui ci saremo confrontati centinaia di volte su questo o quell’altro argomento e ogni dialogo non era mai banale anche perché in paese conosceva tutto e tutti. Sapeva stare al suo posto, perché quando c’era da dire la propria non la faceva mai mancare, ma al tempo stesso diceva solo ciò che poteva dire e non era coperto dal segreto delle indagini. Per il resto era davvero un uomo di campo: non appena si presentava un’emergenza o una qualunque situazione che richiedesse la presenza dei carabinieri, lui era sempre il primo a lasciare la scrivania ed arrivare sul posto».

E della sua famiglia cosa può dirci?

«Io insegno nello stesso istituto dove attualmente va a scuola la figlia più piccola di Andrea e ho sempre visto tutta la famiglia perfettamente inserita nella nostra realtà. Anche Andrea ormai era un arceviese di adozione che, appunto, vogliamo ricordare come come merita con il lutto cittadino».