Ha un tumore, ma per la risonanza c'è posto a febbraio 2017

La rabbia della madre: "A pagamento invece il posto c’era subito"

Sanità, per gli esami a pagamento c'è posto in pochi giorni

Sanità, per gli esami a pagamento c'è posto in pochi giorni

Ancona, 27 novembre 2015 - Avere un figlio di 35 anni malato oncologico, già sottoposto a doppio intervento chirurgico, chiamare il Cup per la risonanza magnetica di controllo e sentirsi rispondere: «La prima data utile è il 2 febbraio 2017, non a Jesi ma a San Benedetto del Tronto».

«Come? Forse voleva dire 2016?» la replica. «No no 2017, ma se vuole farla a pagamento con 252 euro c’è posto già giovedì, all’ospedale Carlo Urbani di Jesi» la risposta dell’addetta allo sportello che la lascia attonita. E’ quanto si è sentita dire lunedì una mamma di Monte San Vito pensionata, 900 euro al mese, per suo figlio che poco più di un anno e mezzo fa ha scoperto di avere il cancro.

Una storia che sembra davvero incredibile. Sottoposto a due interventi chirurgici e tre cicli di chemioterapia Matteo (il nome di fantasia, ndr) è in cura all’ospedale di Macerata, lo specialista ha prescritto una visita di controllo per metà dicembre. Ma lui non potrà andarci con in mano la risonanza all’addome superiore, inferiore e pelvi, a meno che la mamma non sborsi quei 252 euro.

«Lo specialista – spiega la mamma – ha prescritto esami del sangue e tac, ma non tollerando mio figlio il mezzo di contrasto è necessaria una risonanza magnetica. L’impegnativa che ho portato personalmente allo sportello ha un codice di proprietà P il che significa, mi hanno spiegato, che quell’esame diagnostico va effettuato entro 40 giorni. E invece mi sento rispondere che non sarà per quest’anno, neppure per il prossimo ma per quello ancora successivo? Tutto questo con un male che asportato una prima volta a metà dell’anno scorso è tornato fuori circa un anno fa e di nuovo operato a gennaio di quest’anno.

Ma la cosa più incredibile è che sono gli stessi medici che invece effettuano in pochi giorni l’esame a pagamento, nelle strutture pubbliche con gli stessi macchinari pagati da tutti noi. E’ semplicemente assurdo. Come è ancora più assurdo che chi sta male, debba anche rovinarsi il fegato, imbattendosi in queste ingiustizie. Un fatto del genere va denunciato, non si può più tacere, di chi è la colpa la Regione, lo Stato? Ci debbono delle risposte».

La signore dopo il confronto con l’addetta allo sportello Cup si è subito rivolta al Tribunale del Malato dove il presidente Pasquale Liguori, da tempo in prima linea sulla lotta per le liste di attesa ancora troppo lunghe, ha sùbito preso in carico la questione. L’obiettivo è cercare di far capire l’urgenza e l’improcrastinabilità dell’accertamento diagnostico.

«Se i medici – continua lo sfogo la pensionata – vogliono guadagnare su queste prestazioni che si realizzino una struttura a parte, privata. Io ho lavorato 44 anni pagando le tasse e ho diritto alle cure, essendo la sanità pubblica. Mio figlio ha un lavoro part-time e per lui 252 euro considerato quanto versa in tasse, sono praticamente uno stipendio. Se non ci fossi io mio figlio non potrebbe neppure garantirsi le cure che non ha certo scelto di fare».