Uccise il figlio tossicodipendente a coltellate, pena dimezzata

La tragedia nel 2014, al culmine dell’ennesima lite per la droga

Roberto Moroni uccise suo figlio Foto Effimera

Roberto Moroni uccise suo figlio Foto Effimera

Senigallia, 29 giugno 2016 - Uccise a coltellate il figlio tossicodipendente, in Appello gli dimezzano la pena. Questo quanto deciso dalla Corte d’Assise d’appello di Ancona: i giudici hanno deciso di ridurre da 4 a 2 anni e tre mesi la condanna per Roberto Moroni, il 70enne senigalliese, fisioterapista in pensione, che nel febbraio del 2014 uccise il figlio Luca, di 49 anni, dopo l’ennesima lite legata al dramma della droga.

Già in primo grado i giudici avevano derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio colposo come eccesso colposo di legittima difesa. In appello il difensore Lucia Stecconi, aveva chiesto una riduzione della pena e la concessione delle attenuanti generiche.

Moroni ha sostenuto di essersi difeso dal figlio che negli ultimi tempi era sempre più depresso e aggressivo: «La faccio finita – diceva a suo padre – ma prima uccido te che sei un ostacolo».

Proprio il terrore che il figlio, fuori di sé, mettesse in pratica quelle minacce indusse l’uomo ad accoltellarlo al culmine di un litigio scaturito dall’ennesima richiesta di denaro del 49nne per acquistare antidepressivi.

Moroni era stato rimesso in libertà dagli arresti domiciliari dopo la sentenza di primo grado. Recentemente si è dedicato alla pittura e ha allestito a Senigallia la sua prima mostra personale di quadri.