Detenuto morto, l’autopsia alimenta i dubbi: trovate diverse fratture

Il professor Adriano Tagliabracci ha effettuato l’esame sul corpo di Achille Mestichelli. Per il decesso è indagato il suo compagno di cella a Marino del Tronto

Ascoli, il carcere del Marino del Tronto (Foto Labolognese)

Ascoli, il carcere del Marino del Tronto (Foto Labolognese)

Ascoli Piceno, 21 febbraio 2015 - Fratture e lesioni su tutto il corpo. Elementi non compatibili con la versione della prima ora, e cioè che Achille Mestichelli, detenuto ascolano di 53 anni, sarebbe morto in seguito alle conseguenze di una spinta arrivata dal compagno di cella Mohamed Ben Alì, 24 anni, tunisino. 

L'autopsia, condotta dal medico legale Adriano Taglabracci, è durata più di quattro ore e ha delineato un quadro non molto compatibile con l'ipotesi della spinta: le condizioni del cadavere, infatti, lasciano pensare che Mestichelli sia stato vittima di un vero e proprio pestaggio

Non c'erano ecchimosi sul corpo, ma in compenso Tagliabracci ha annotato la fratture dell'osso del cranio, sette costole rotte, una vertebra spostata e la frattura pure del bacino e della milza. «Le lesioni – spiega l'avvocato Felice Franchi, che assiste i familiari della vittima – non risultano compatibili con l'ipotesi ferite provocate da una caduta a terra, conseguenza di una banale spinta, come invece l'indagato sostiene».

Particolare ancora più inquietante è l'assenza di segni sulle braccia di Mestichelli: non si può dunque escludere che l'uomo sia stato tenuto fermo mentre veniva picchiato. Ad ogni buon conto, serviranno altri due mesi prima che i risultati definitivi dell'autopsia vengano depositati e tutte le deduzioni fatte sono frutto dell'occhio clinico del medico legale, che dovrà continuare ancora il proprio lavoro nei prossimi giorni. Intanto, indagano i carabinieri, che hanno già raccolto le testimonianze degli altri quattro compagni di cella di Mestichelli e dell'indagato Ben Alì.